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SOPRAVVIVENZA: IL FREDDO -PRIMA PARTE-

Ho scritto tempo fa questo articolo per la Rivista Militare e ora ve lo ripropongo: “Il corpo umano ha una temperatura di 36,8 gradi centigradi. Qualsiasi variazione in più o in meno di questo valore provoca gravi danni: fino a 35° una persona conserva le facoltà mentali e la volontà di sopravvivere. A 34° appare confusione mentale e disorientamento; tra 31° e 29° si cade nell’incoscienza e poi nel coma; tra i 20° e i 18° l’elettroecefalogramma è piatto.

La perdita di calore si verifica quando la temperatura esterna è molto bassa. Il corpo umano in questi casi reagisce prontamente aumentando l’attività muscolare che può essere volontaria o involontaria (brivido termico). I brividi, che si manifestano quando il freddo è pungente, generano una importante quantità di calore. La perdita di calore è maggiore quando c’è umidità e vento. L’umidità (l’acqua è un buon conduttore) favorisce la dispersione calorica e diminuisce il potere isolante degli indumenti. In presenza di vento forte la temperatura avvertita dal corpo umano è di gran lunga più bassa di quellla indicata da un termometro.

Con una temperatura di 8° e un vento di 10 m/s la temperatura avvertita dal corpo umano è pari a 3° sotto lo zero termico. Per questo motivo è stato introdotto un fattore equivalente al potere raffreddante del vento: il Windchill Factor. I danni che può provocare il freddo sono locali (congelamento) o generali (assideramento o ipotermia). Nel congelamento vengono di norma colpite le estremità o le parti della testa non adeguatamente coperte: naso e orecchie. La cute si presenta fredda, pallida, indurita e insensibile e nei casi più gravi, dopo il riscaldamento, può evolvere verso la cancrena. L’ipotermia si verifica, invece, quando la temperatura del corpo scende al di sotto dei valori normali; la caduta di temperatura può avvenire in maniera brusca (ad esempio in caso di caduta in acqua gelida) oppure può essere graduale. E’ questo il caso di escursionisti non adeguatamente equipaggiati sorpresi da un temporale estivo in alta montagna. Nell’ipotermia il trattamento da adottare consiste nel mettere il colpito in una zona riparata, togliendo e sostituendo i vestiti bagnati e fornendo bevande calde non alcoliche.

Deve essere evitato nel modo più assoluto di strofinare e massaggiare la vittima (specie con la neve) per evitare di richiamare il sangue dagli organi interni e indurre un ulteriore raffreddamento. Il freddo può essere contrastato con una adeguata alimentazione, con l’attività fisica e con un idoneo abbigliamento. Cibi grassi e calorici sono il carburante che mantiene la temperatura ad un valore adeguato: con il freddo intenso aumenta il metabolismo e la quantità di zuccheri bruciati per produrre energia e quindi calore. Bevande calde, in modo particolare tè e caffè, possono aiutare. Contrariamente a quanto si crede l’assunzione di alcol è molto pericolosa. Essendo un vasoldilatatore favorisce la cessione di calore all’esterno: i casi di assideramento sono infatti molto frequenti tra gli etilisti. Anche con l’attività fisica c’è una importante produzione muscolare di calore ma qualora non si sia adeguatamente protetti si rischia che il calore prodotto venga sottratto rapidamente dall’ambiente specie se si indossano indumenti bagnati. La perdita di calore è ancora più rapida quando si è immersi in acqua; a chi naviga viene infatti consigliato, in caso di “uomo in mare” di rimanere immobili in una posizione la più raccolta possibile. (fine prima parte)

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