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Il rovo Selvatico

Il Rovo selvatico o Rubus ulmifolius


Potrei parlare per ore di questa pianta commestibile dalle mille proprietà, per molti ancora
sconosciute, ma cercherò di limitarmi a discuterne in queste poche righe.
Classificata nella famiglia delle Rosaceae è molto diffusa in tutta Italia poiché tende a crescere
molto rapidamente, infestando boschi, sentieri e tutte le zone incolte.
Ama le zone soleggiate e poco l’ombra, quindi, come la CLEMATIS VITALBA, riesce a formare grandi
grovigli che soffocano la vegetazione intorno.
Molto difficilmente si riesce ad estirparla o tagliarla, addirittura è in grado di germogliare
nuovamente e rapidamente anche dopo grandi incendi.
I suoi rami possono arrivare ad una lunghezza di 6mt e si presentano in modo diverso secondo l’età,
più legnosi e ricurvi quelli dell’anno precedente, mentre quelli del nuovo anno, hanno un
portamento eretto e più sottile ma entrambi muniti di robuste spine.
I rami dell’anno precedente sono quelli dove ci sarà la fioritura e la fruttificazione e sono destinati a
seccarsi l’anno successivo.


I fiori generalmente sono di colore bianco o rosa e sono formati da cinque petali riuniti in
infiorescenze e li troviamo sulla parte alta del ramo formando strutture piramidali.
La fioritura avviene all’inizio dell’estate quando le api, attratte dal loro profumo intenso e dal nettare
dolciastro, ne fanno banchetto, preparandosi per la produzione del miele.
Dopo la fioritura, tra agosto e settembre, possiamo godere delle More, frutto acidulo rosa scuro e
rosso quando ancora non ha raggiunto la piena maturazione ma che, una volta pronto, ha una
colorazione nero tendente al violaceo con un sapore molto più gradevole.
Le foglie sono composte da cinque foglioline con margine dentellato. Nella parte inferiore troviamo
una sottile peluria di colore bianco-argenteo e piccole spine lungo il picciolo e lungo le nervature.
Ora che abbiamo visto come riconoscerla e dove trovarla, parliamo più nello specifico dei suoi
principi attivi e delle molteplici proprietà tipici di questa pianta selvatica.
Le More e tutta la pianta sono un concentrato di antiossidanti, hanno un alto contenuto di agenti
antiossidanti, fra cui antocianine, catechine, tannini, quercetina, acido gallico che contrastano
l’azione dei radicali liberi.


I tannini hanno azione antinfiammatoria e vasocostrittrice, cioè restringono i vasi sanguigni
accelerando la guarigione di eventuali ferite.
Ricche di Vitamina C, anch’essa un potente antiossidante, svolgono funzioni importanti in processi
fisiologici, fra cui la risposta immunitaria.
Contengono vitamina A, coinvolta nei processi della visione, vitamina E che protegge la pelle e
vitamina K, importante per la salute delle ossa e della coagulazione sanguigna.
Anche le vitamine del gruppo B sono ben rappresentate, fra cui l’acido folico (il loro consumo è
consigliato in gravidanza).
Ricca di fibre, sia solubili che insolubili. Fra le fibre solubili troviamo la pectina, che aiuta a ridurre
i livelli di colesterolo nel sangue e coadiuva i processi digestivi, oltre che favorire l’assorbimento
del glucosio e migliorare quindi i livelli di glicemia. Le fibre insolubili facilitano invece il transito
intestinale e danno un senso di sazietà.


Non mancano i Sali minerali con un alto contenuto di rame, minerale importante per il metabolismo
delle ossa e dei globuli rossi e bianchi. Anche magnesio, calcio, ferro, zinco e manganese sono
presenti.
Non dimenticando le proprietà diuretiche, grazie al buon contenuto di potassio e di acqua (88%),
conferiscono proprietà idratanti e depurative.

Come abbiamo visto in precedenza possiamo utilizzare praticamente tutte le parti della pianta:
radici, foglie, frutti e germogli.

Vediamo come utilizzarli al meglio:

I frutti oltre ad essere consumati freschi possono essere utilizzati per fare marmellate, macedonie,
guarnizione per dolci o yogurt, gelati ma anche per la preparazioni di succhi, sciroppi, vini
aromatizzati, grappe e acquaviti.
Con i germogli possiamo fare risotti, frittate, bevanda ai germogli ma anche un decotto di rovo
aggiungendo anche le foglie. Grazie, infine, alle proprietà astringenti può essere utilizzato per fare
gargarismi per curare faringiti e mal di gola. Insomma, chi ne ha più ne metta.

Il rovo selvatico: IMPIEGHI SURVIVAL E BUSHCRAFT

Utilissima in natura così come in fitalimurgia, infatti dai suoi rami, possiamo estrarre della fibra
vegetale, che dopo essere stata adeguatamente lavorata ci permette di ottenere un ottimo cordame
resistente.
Il periodo ottimale per la raccolta è la primavera e l’inizio dell’estate quando i rami sono verdi e
ancora non molto legnosi.
Recidiamo il fusto il più possibile vicino alla base in modo da ricavare un pezzo più lungo possibile,
puliamo il ramo togliendo tutte le spine e le foglie.
Un consiglio che posso darvi è di iniziare dall’apice raschiando verso il basso, verranno via più
facilmente poiché è la direzione opposta, sia delle spine che delle foglie, e mi raccomando, per fare
questa operazione utilizzate dei guanti ben spessi e soprattutto il dorso del coltello e non il filo.
Una volta tolto il tutto iniziamo a lavorare togliendo molto delicatamente la parte esterna della fibra
per poi arrivare al cuore del fusto.


Per fare questa operazione ci servirà un ciocco di legno che utilizzeremo per picchiettare su tutta la
lunghezza in maniera che le fibre si dividano tra loro. Successivamente a questa operazione la parte
legnosa verrà via quasi naturalmente lasciando la fibra, che poi effettivamente lavoreremo, per
ottenere il cordame.
A questo punto prendiamo le fibre ricavate, cerchiamo il centro, facciamo un’asola e iniziamo ad
intrecciarle per qualche giro in senso orario e poi cambiamo girando in senso antiorario per tutta la
lunghezza.
In questo modo ricaviamo un cordino molto resistente, tra i più resistenti che possiamo produrre in
ambienti outdoor.

Il Rovo Selvatico : CURIOSITA’


Le More vengono utilizzate per la preparazione di tinture naturali per tessuti.
Raccogliendo il frutto ad inizio autunno, possiamo realizzare colori che vanno dal lavanda chiaro al
blu grigio, mentre con le foglie possiamo creare tonalità dal giallo-verde al petrolio carico e grigio
scuro.
Molto utilizzata anche per fare coloranti alimentari naturali. Venivano utilizzate anche in alcuni riti
pagani per il culto di alcune divinità.
Poi ci sono gli usi magici.


Un cespuglio di rovi che forma un arco naturale è un grande rimedio curativo.
In una giornata di sole scuotetelo avanti e indietro per tre volte, cercando di tenere il più possibile
la direzione est-ovest, scompariranno i foruncoli e i punti neri, reumatismi e tossi convulse.
Le foglie e le more sono adoperate nei riti di ricchezza, i cespugli di more sono protettivi.
La pianta era adoperata per curare le scottature, vediamo come!
Si immergevano nove foglie di rovo in acqua di sorgente e si applicavano poi con delicatezza sulle
bruciature ripetendo per ventisette volte (tre per ogni foglia) le seguenti parole magiche: “Tre donne
vennero dall’Est./Una col fuoco e due col ghiaccio./Via il fuoco, che rimanga il ghiaccio”.
Era una invocazione a Brigitte, dea celtica della poesia e della salute.

Ed anche questa puntata del Giardino di Kalì è giunta al termine,
Spero davvero vi sia piaciuta.

A presto, Kali.

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