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Mese: Novembre 2019

FILM CHE HANNO COME TEMA LA SOPRAVVIVENZA

Lista Film A Tema Sopravvivenza

Cast Away
(una delle più celebri pellicole basate sul tema della sopravvivenza estrema; con il grande Tom Hanks)
Alive – Sopravvissuti
(basato sul famoso incidente aereo avvenuto sulla Cordigliera delle Ande nel 1972)
I sopravvissuti delle Ande (film del 1976)
127 ore
(Si basa sulla storia vera di un alpinista che nel 2003 rimase intrappolato sulle montagne dello Utah)
Vertical Limit (2000)
Open Water
(2003 – Basato su una storia vera)

L’isola dei sopravvissuti
(con Billy Zane e la stupenda Kelly Brook)
L’urlo dell’odio (con il celebre Anthony Hopkins)
Into the Wild – Nelle terre selvagge (2007)
Le avventure di Robinson Crusoe
Robinson Crusoe – La storia vera (1989)
Robinson Crusoe (1997)

Laguna blu
Ritorno alla laguna blu
Incantesimo nei mari del sud

Alla deriva – Adrift (2003 – Basato su una storia vera, seguito di Open Water)
Gerry (di Gus Van Sant)
La foresta di smeraldo
Balla coi lupi
Sopravvivere coi lupi
Frozen
The Beach
(con Leonardo DiCaprio)
Discesa nelle tenebre
The Canyon
Whiteout – Incubo bianco
Anaconda
Io sono leggenda

(sopravvivenza post-apocalittica)
Codice Genesi
(sopravvivenza post-apocalittica)
The Road
(con Viggo Mortensen – sopravvivenza post-apocalittica)
Lost (serie televisiva)
Man vs. Wild (Serie TV)
Austin Stevens Adventures (Documentario)

Film ITALIANI di sopravvivenza

Selvaggi (comico)
Noi uomini duri (Con Pozzetto e Montesano)
“Mi chiamo Mario e faccio il pilota. Civile? E che cio la faccia da selvaggio!”
Naufragio nel pacifico
Travolti dal destino (con Madonna)
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto

Se ne conoscete altri non esitate ad aggiungerli nei commenti:)

USA: Il kit di sopravvivenza ANTI-ZOMBIE

Dopo gli ultimi fatti di cannibalismo avvenuti in USA e l’allarme “Zombie” scatenato nella popolazione, una delle ultime “invenzioni” per evitare che il genere umano possa inesorabilmente estinguersi è il kit di sopravvivenza contro questa “insolita” invasione. Proprio così, non stiamo scherzando, in rete abbiamo trovato tutti gli strumenti per combattere l’apocalisse dei “non morti”, al costo di 24.000 dollari, distribuito dalla OpticsPlanet. 

La “ZERO Zombie Kit” che sta per Zombie Extermination, Research and Operations, si può definire, la “madre” di tutti i kit di sopravvivenza. C’è infatti, proprio tutto, giubbotti anti proiettili, torce elettriche e a carica solare, orologio da polso che misura i dati balistici e telecamera a raggi infrarossi. Ma non solo, perché la OpticsPlanet ha pensato anche che per fronteggiare un’epidemia di zombie potrebbero non bastare queste armi e può tornare utile in questo senso sviluppare una sorta di immunizzazione contro questa “piaga”.Ecco quindi, che tra le strumentazioni, compaiono un microscopio ad alta definizione, per lo studio di un “vaccino” adeguato e siringa sterile e ultra precisa per la sua somministrazione.

Equipaggiamento leggero senza spendere una fortuna

Questo articolo è un capitolo del libro Equipaggiamento per Trekking.

Spesso il materiale escursionistico più leggero è quello più costoso, e non di poco: una tenda o un sacco a pelo può costare decine o centiania di € in più di un’altro, equivalente dal punto di vista funzionale, solo perché pesa qualche etto in meno rispetto a quest’ultimo!

Ma con un po’ di attenzione, è comunque possibile godersi delle belle uscite da più giorni nella natura senza caricarsi come muli ne’ spendere per forza fortune in materiale ultra-tecnico…magari solo rinunciando a qualche fronzolo o con un po’ di fai-da-te (che non fa mai male).

Qui di seguito ho raccolto, secondo i consigli trovati nel tempo in questo forum, una lista di materiale (aggiornato periodicamente, ultimo aggiornamento Marzo 2013), orientato alle escursioni da più giorni (per le escursioni in giornata, di solito il peso non è un problema…), con pesi ragionevolmente contenuti e prezzi assolutamente abbordabili:

Tenda:
Per 1 persona: Gelert Solo (1,5 Kg, € 51 su amazon.it con spedizione gratis)
Tenda non spaziosissima ma onesta, si puo’ risparmiare un etto sostituendo i picchetti con versione in alluminio

  • Per 2 persone: Coleman Cobra 2 (2 Kg, € 75 su amazon.it con spedizione gratis)

  • Sempre per 2 persone: Lichfield Treklite 200 (2Kg, €70 + €3-7 spediz. su amazon.co.uk); stesso peso della Cobra ma più spaziosa (alt. 85cm invece di 70cm, largh. 135cm invece di 125cm). Qui la recensione in inglese di chi l’ha usata a lungo

  • (suggerito da Seagull27) classica monotelo economica da 2 posti: prezzo medio sotto i 20 euro, peso attorno a 1,5Kg (senza picchetti), autoportante, usata da soli è abitabilissima (altezza interna 1 metro) e non fa condensa (entro certi limiti), ed in caso di necessità può ospitare due persone (con la contropartita di parecchia condensa…)

Alternative alla tenda:

 

  • Amaca + poncho/tarp: se si rimane a quota bosco con temperature non inferiori a 10°, permette di risparmiarsi il peso di tenda e materassino, e di dormire decisamente più comodi!

  • Poncho/tarp e stuoino a terra, per i più avventurosi

  • Bivybag: Alpkit Hunka (388gr, € 38 + 7 spediz.): sovra-sacco impermeabile e traspirante, per dormire col sacco a pelo all’addiaccio, con ottimo rapporto qualità/prezzo
    Da prendere in seria considerazione la versione Hunka XL, ben più spaziosa e di poco più pesante (la principale lamentela spesso fatta all’Hunka “base” è che come dimensioni è un pò troppo “giusto”)

Sacco a pelo:

 

  • Estivo: Bertoni Mini Envelope 80 (800gr, € 22 + spedizione da vannucchistore.com)
    Confort +12/Limit +8, rettangolare

  • Sempre estivo: Sacco mil0 (600gr, € 24 + spedizione da geronimo.it)
    +10 gradi, a mummia

  • 3 stagioni: Bertoni Sherpa 250 (1300gr, € 35 su bertonitende.it con spediz gratis sopra i € 70)
    Confort +1,7/Limit -3,9° (a mummia, di semplice fattura, ma con un ottimo rapporto costo/peso/calore)

  • Sempre 3 stagioni: Quecha Rando 5 Light (1200gr, € 60)
    Confort +5/Limit +0 (di migliore fattura, con colletto termico e cinghie di compressione, ma tenuta termica inferiore)

Materassino:

 

  • Per gli “essenziali”: Semplice materassino CCF da 7mm (230gr, € 5)
    E’ possibile ridurre ulteriormente il peso del 30-40% sagomando lo stuoino con una forbice a forma di “mummia” o direttamente riducendone l’altezza a 120cm (lasciando fuori testa e piedi, sotto cui ci si può mettere qualche indumento o lo zaino)

  • Per chi ama il confort: Autogonfiante Decathlon A100 Ultralight (380gr, € 30). E’ a lunghezza ridotta (120cm), va quindi utilizzato dalle spalle alle ginocchia: per la testa usare come cuscino la giacca appallottolata o il sacchetto del cambio, per i piedi si può mettere niente/altri indumenti/zaino; se avete con voi il poncho, metterlo piegato in 2 sotto l’autogonfiante aiuta a prevenire forature.
    Da chiuso è decisamente più compatto di un CCF (solo 3 litri); nella stagione fredda è bene comunque accoppiarlo ad uno stuoino in CCF per garantire un migliore isolamento termico dal suolo.

Zaino:
nella fascia dei 35-50 litri (sufficiente per la maggior parte delle uscite da più di un giorno):

 

  • Decathlon Forclaz 40 (40 litri, 1110gr, € 31)
    Il 40 litri più semplice ed economico; un buon punto di partenza

  • Decathlon Forclaz 37 Ultralight (37 litri, 900gr, € 50)
    Se si vuole risparmiare un paio di etti…

  • Decathlon Forclaz 50 Ultralight (50 litri, 1100gr, € 60)
    Se lo si vuole un po’ più grande…

Attenzione che uno zaino troppo grande è un invito irresistibile a portarsi dietro più dello stretto necessario 😉

 

Set da cottura:

 

  • Per 2 persone: Fornello ad alcool autocostruito (sui 50 grammi compreso paravento e supporto pentola, gratis)
    + Gavetta di alluminio (200-300 gr, € 8 )
    (è indicata per 1 persona ma per esperienza basta anche per 2 persone)
    Si può risparmiare un altro etto sostituendo la padella/coperchio con una vaschetta mono-uso d’alluminio opportunamente tagliata e sagomata; posate di acciaio meglio sostituirle con postate in plastica, ottima e leggerissima la Light-my-fire (9gr, 1-2€) che fa sia da forchetta che da cucchiaio

  • Per 1 persona: Micro-set ad alcool (70gr tazza d’allluminio + fornello/supporto/paravento, € 3 la tazza – gratis il resto)
    Oltre che bevande calde, è buono anche per farci couscous/polenta istantanea/purè/zuppette…

  • Alcool etilico denaturato come combustibile (€ 1 al litro, sufficiente per un sacco di uscite, e ti porti dietro solo la quantità che ti serve); utile anche come disinfettante e per accendere fuochi a legna

  • In alternativa, Hobo wood stove (fornello a legnetti e pigne fatto con una latta vuota bucherellata – gratis, o con lo scolaposate Ikea che è già +o- pronto all’uso – 4 €, peso attorno all’etto)
    Pro: il combustibile lo si recupera “sul posto”, nelle uscite da molti giorni può rappresentare un bel risparmio di peso. Contro: tempo d’accensione, tutt’altro che immediato, e la fuliggine che lasciano sul fondo della pentola (riducibile usando il vecchio trucco di insaponare il fondo della pentola prima dell’uso)

  • Per chi vuole assolutamente un fornello a gas, quello descritto su questo POST ha un impareggiabile rapporto peso/qualità/prezzo (87-99gr, € 8 con spedizione gratuita); unico nèo i tempi di consegna di dx.com, tipicamente attorno al mese

Borraccia:
bottiglie di plastica dell’acqua minerale (leggerissime, gratis)
L’acqua è una delle cose più pesanti nello zaino: per non doversene portare dietro più di 1-2 litri è essenziale quindi poter utilizzare quella che si trova durante il cammino bollendola o potabilizzandola con Amuchina (10 gocce per litro di acqua per un’ora, si può usare un contenitore da collirio, da non lasciare mai sotto il sole) o Micropur; se però l’acqua che si trova non è perfettamente limpida, è necessario anche l’impiego di un filtro potabilizzatore (qui qualche idea di Wild Highlander)

Thermos:
Se avete una borraccia di metallo da 1l o una borraccia Nalgene in plastica BPA-free (che tenga bene i liquidi caldi senza rilasciare sostanze poco salutari), riempitela di thè bollente, ed avvolgetela molto bene nel pile di scorta che tenete in zaino: preparata la mattina prima di partire, ad ora di pranzo arriva che ancora scotta! (leggerissimo, gratis) …Si risparmiano così un bel po’ di etti e 20 € di thermos da 1l

Utensili da taglio:
di solito puo’ bastare uno svizzero o un buon Opinel, ma se si deve “far legna” o altre attività di bushcraft si può volere qualcosa di più:

 

  • coltello lama fissa: Mora Companion MG Stainless (120 gr, € 15-20 spedito su ebay)
    o il fratello minore “plasticoso” ma cmq efficace Mora 546 Stainless / 511 Carbon (100 gr, € 12 spedito da qui)
    Mora è un’azienda svedese famosa per produrre coltelli con lame di ottima qualità, leggeri ed a prezzi accessibilissimi

  • seghetto chiudibile: Fiskars 123830 (95gr, € 15-20 + spedizione)
    lama da 15 cm, leggerissimo (non fra i più economici ma cmq abbordabile)

Barrette energetiche:
Panforte di siena 😉 …compro ogni anno dopo la befana uno stock al supermercato col 50% di sconto. Ottimo e compattissimo, 400 calorie/etto, a base di frutta secca candita e mandorle, è energia pronta all’uso: ci sono ciclisti che si fanno fare su commissione barrette energetiche fatte proprio con l’impasto del panforte, io più semplicemente lo taglio a quadratini che tengo nel taschino anteriore dello zaino (7-14€/Kg a seconda se lo si trova “in offerta”, contro i 20-30€/Kg delle normali barrette energetiche)

Ed attenzione ad alcuni altri dettagli che delle volte “scappano”:

 

  • Portarsi dietro solo patente, bancomat e qualche banconota, invece dell’intero portafoglio in cuoio può far risparmiare tranquillamente 2-3 etti (si, come lo stuoino in CCF…pesare per credere…)

  • Portarsi dietro la sola chiave dell’auto invece dell’intero mazzo di chiavi di casa può far risparmiare 1-2 etti

Questo è quanto ho raccolto fino ad ora…vi chiedo ulteriori consigli per integrare questa lista (che correggerò ed amplierò nel tempo con le vostre “dritte”) che potete inserire utilizzando il tasto “Rispondi” qui sotto, con la raccomandazione di rispettare i vincoli di spesa (il “tetto” dipende da oggetto ad oggetto, diciamo che cmq non vorrei vedere prodotti da più di 50-70 Euro…) e di peso (che deve essere sotto la media).

TIPOLOGIE ED IMPORTANZA DELL’ESCA PER ACCENDERE UN FUOCO

L’esca è un qualcosa facilmente combustibile da usare per iniziare l’accensione di un fuoco. Prima si accende l’esca, che è la più facile da infiammare, una volta che essa ha preso fuoco, si alimentano le fiamme con legnetti molto piccoli, il più possibile secchi, sino ad aggiungere progressivamente a quelli più grossi.

A secondo della stagione è importante avere sempre dietro uno o più tipi di esca per il fuoco, da conservare in contenitori che ne garantiscano l’integrità preservandoli dall’umidità.

Le esche naturali garantiranno l’accensione del fuoco grazie al fatto di essere secche, d’inverno con l’umidità le esche artificiali se conservate con la dovuta cura garantiranno l’accensione del fuoco.

Di seguito un elenco delle esche, artificiali o facilmente reperibili sul posto, testate e consigliate dal forum:

Artificiali

 

  • cotone imbevuto di olio di vasellina (sfilacciandolo, nel momento del bisogno). Il cotone brucia molto velocemente, mentre se imbevuto di olio di vasellia avrà una combustione più lenta e uniforme fino ad esaurimento dell’olio. In pratica si avrà un effetto tipo stoppino da lampada ad olio. Inoltre per accendere questo tipo di esca basta una scintilla.
  • tessuto/cotone imbevuto di combustibile quale alcool (evitare l’uso di benzina poichè i vapori possono essere pericolosi).
  • char cloth (cotone carbonizzato).
  • magnesio, alcuni acciarini (firesteel) sono realizzati in modo tale da avere una specie di saponetta rettangolare da cui grattare una piccola quantità di magnesio da incendiare con le scintille dell’acciarino stesso.
  • permanganato di potassio, in polvere, con l’aggiunta di zucchero genera una fiamma istantaneamente; il trasporto deve avvenire tenendo il permanganato in un contenitore il più possibile stagno (teme l’umidità).
  • scaglie di acciarino (firesteel) sono estremamente infiammabili, asportandone una piccola quantità, al momento del bisogno, possono essere incendiate come il magnesio ma necessita di particolare attenzione poichè l’asportazione dei trucioli può generare una scintilla che potrebbe incendiare facilmente quanto asportato; in combinazione con un rametto secco si può realizzare un Fire Stick (o bastoncino accendi fuoco).
  • inneschi “commerciali”, ovvero quei prodotti normalmente utilizzati per accendere/innescare il fuoco nei caminetti o per il barbecue, normalmente si presentano in cubetti di materiale sintetico (o vegetale) imbevuti di acceleranti facilmente infiammabili ma esistono anche prodotti in gel che si presentano o come piccoli dischi o in tubetto; in Italia il prodotto più facilmente reperibile, anche a livello storico, è quello in cubetti.
  • carta (anche se è più efficace come esca secondaria, ovvero da utilizzare per alimentare la prima fiamma).
  • Strice di gomma provenienti da camera d’aria esausta (non inalarne i fumi). anche se la gomma bruciata genera sostanze nocive per la natura è un’ottima esca per la legna bagnata, infatti una volta accesa brucerà fino ad esaurimento anche in presenza di forte umidità.
  • accendifuoco naturale acquistabile nei comuni supermercati.
  • accendifuoco esbit acquistabile nei comuni supermercati.

Naturali

 

  • trucioli di legna secca
  • foglie secche
  • sterco bovino o equino molto secco (la possibile presenza di tetano, in particolar modo nello sterco equino, consiglia di usare dei guanti o verificare di non avere dei tagli sulle mani)
  • corteccia di betulla (la pellicina bianca)
  • alcune tipologie di funghi come ad esempio il fungo Fomes fomentarius – Wikipedia o il Boletus Tynarius
  • i filamenti ricavati dalla pannocchia della pianta palustre nota come coda di gatto o Typha http://it.wikipedia.org/wiki/Typha_latifolia;
  • la peluria secca di certi fiori come i cardi Specie di Carduus – Wikipedia
  • il midollo di piante come il sambuco
  • meda (legno di pino, molto resinoso, che si trova nella parte subito sopra la radice)
  • paglia secca (anche se è più efficace come esca secondaria, ovvero da utilizzare per alimentare la prima fiamma)

SOPRAVVIVENZA: Attraversare un corso d’acqua

SOPRAVVIVENZA: COME GUADARE UN FIUME

Questo articolo è un capitolo del libro Movimento sul territorio.
Qualcuno potrebbe immaginare che sia banale attraversare un fiume o torrente, ma nella realtà tale manovra potrebbe rivelarsi difficile o addirittura pericolosissima.

Tutti gli amanti della montagna, dal pescatore al cacciatore fino all’escursionista, si saranno imbattuti molte volte in un fiume o torrente. L’Italia infatti è disseminata da nord a sud di centinaia di corsi d’acqua differenti, dai ruscelli e torrenti montani che sgorgano da alpi e appennini, fino ai grandi fiumi di fondovalle con sfociano nei nostri mari. Nei millenni l’uomo ha risposto all’esigenza dell’attraversamento dei corsi d’acqua creando strutture artificiali come ponti di vario genere, e ancor prima ricorrendo a natanti. Qualora però non vi sia una struttura posta in un determinato punto di un fiume, spesso sorge la necessità di un attraversamento alternativo per vari motivi.
Generalizzando, l’escursionista italiano si imbatterà in 3 tipologie sostanziali di corsi d’acqua:

1-Torrenti montani. Il loro corso parte generalmente dalla fonte situata nel cuore delle montagne e si dirama fino a confluire in un corso d’acqua maggiore. Sono caratterizzati da letti poco larghi, fino a medie dimensioni, discontinui e frastagliati, quasi mai con andamento rettilineo. Le acque che scorrono al loro interno sono tendenzialmente fredde e pulite, soprattutto avvicinandosi alle fonti. Scorrendo in terreni montani presentano sulle sponde la tipica vegetazione locale spesso molto fitta, con pendenze anche assai significative.

2-Grandi fiumi. Si tratta dei grandi corsi d’acqua dello stivale come Po, Tevere, Arno, Adige, Oglio, Tirso, Brenta, Tagliamento e tantissimi altri. Rispetto ai torrenti presentano letti molto piu ampi e profondi, e corrono spesso in terreni collinari o pianeggianti. Le acque al loro interno sono piu miti rispetto ai torrenti montani e purtroppo presentano in media tassi di inquinamento decisamente superiori per via dei numerosi centri abitati e industriali che si dislocano sempre lungo il loro corso.

3- Canali e strutture artificiali. Si tratta di strutture create dall’uomo per deviare il corso di fiumi e torrenti, spesso ai fini agricoli o di allevamento. Tali strutture potranno presentarsi piu o meno naturali, dai piccoli canali di irrigazione in terra fino a quelli in cemento. Il loro letto è quasi sempre ristretto e il corso assai lento.
Nel caso dei canali, l’uomo ha previsto un attraversamento nei pressi di entrate di terreni o strade, perciò nella realtà basterà camminare un po fino a trovare un ponte.

I grandi fiumi allo stesso modo sono disseminati di attraversamenti poiché sarebbe impossibile il guado con profondità molto elevate se non con un natante o in situazioni estreme nuotando, bagnandosi inutilmente e rischiando davvero molto.
Nel caso di fiumi di media dimensione, a seconda delle zone di interesse l’uomo prevede quasi sempre diversi attraversamenti, poiché si parla comunque di corsi d’acqua non piccoli, con letti dai 10 ai 20 metri. Ovviamente è una situazione differente rispetto ad un fiume come Tevere o Po, ma è comunque consigliabile sempre utilizzare strutture la dove vi siano. In realtà in questi casi un possibile approccio esiste, ma è da considerarsi come ultima soluzione in casi estremi, difficilmente verificabili in Italia o nelle tipiche escursioni. In tale situazione una possibile soluzione è applicabile se si puo contare su un compagno e su una corda abbastanza lunga da andare da una sponda all’altra. Il primo compagno con un estremità della corda avrà il compito di guadagnare a nuoto la riva opposta. Il secondo escursionista ora non dovrà fare altro che porsi con la fune piu a monte rispetto al primo e lasciarsi trasportare dalla corrente fino alla sponda opposta. Il principale rischio però consiste per entrambi nella possibilità di imbattersi in rami e detriti semi-sommersi o rocce affioranti non visibili ad occhio umano, nonché ovviamente allo sfinimento, fino al rischio di ipotermia. Si evince chiaramente che tale tecnica è assolutamente sconsigliabile nella maggioranza dei casi, applicabile solo come estrema soluzione magari in caso un compagno non possa proseguire altrimenti, anche se si tratta di una manovra piu consona ad un film di azione piuttosto che alla realtà.

E’ invece possibile spesso un attraversamento di un torrente, avendo determinate accortezze.
I pericoli:
Le Rapide. Sono i punti del fiume dove la pendenza aumenta esponenzialmente creando dei piccoli salti. Si tratta di una via di mezzo tra una cascata di piccole dimensioni e il corso normale del fiume. La pericolosità delle rapide risiede sia nella velocità che acquista l’acqua nel tratto, sia nelle possibili buche scavate dall’impeto del torrente subito dopo i salti. Solitamente le rapide si manifestano in determinati tratti, caratterizzate da una presenza elevata di salti dislocati in maniera discontinua.

Le Buche. Durante il suo corso il torrente non scorrerà mai in maniera omogenea, ma tenderà a distribuire la sua forza in alcuni punti piuttosto che altri. La dove la corrente continua acquista costantemente forza, il terreno tenderà ad essere maggiormente eroso. Tale processo crea nel letto del fiume delle vere e proprie “buche”, con dislivelli a volte molto significativi. In un piccolo torrente di 2 o 3 metri di larghezza si possono facilmente trovare dislocate durante il corso, buche fino ai 2 o 3 metri di profondità. Tali buche possono trovarsi nelle posizioni piu differenti, createsi dopo un salto, all’interno di una serie di rapide, o semplicemente nascoste dalle radici di un albero su una sponda.

Vegetazione laterale. Le sponde di un torrente montano saranno sempre densamente ricoperte di vegetazione, dai piccoli arbusti a veri e propri alberi nati proprio nelle zone limitrofe rese fertili dalle acque in discesa. Tale vegetazione ricoprirà quasi sempre anche le rocce circostanti nei modi piu diversi, con particolar riguardo ai molteplici muschi facilissimi da avvistare. Capita spesso inoltre di vedere alberi cresciuti quasi in acqua (in verità quei punti non erano in precedenza interessati dal letto poi deviato con gli anni), dove sono piu o meno riconoscibili le radici che si allungano dentro il cuore del torrente. Queste radici talvolta possono arrivare anche di qualche metro all’interno del letto, scomparendo nell’ombra degli alberi sovrastanti. Altrettanto spesso queste radici concorrono a creare delle piccole o grandi buche proprio a ridosso delle sponde, frenando l’impeto del torrente e deviandolo, creando così una depressione.

Vegetazione sommersa. Molto spesso i detriti trasportati a valle tendono a confluire in alcuni punti. Sotto una cascata o in una serie di rapide sarà facile imbattersi in rami e altri detriti trasportati e incastrati tra le rocce o radici di alberi. Non è difficile incontrare addirittura rami assai lunghi conficcati nel terreno che affiorano fino in superfice da buche di anche un metro e mezzo.

La Forza. Bisogna considerare che anche lo scorrere apparentemente lento di un torrente puo indurci in errori pericolosi. Quello che ad occhio potrebbe apparire come un lento corso, potrebbe tranquillamente essere invece molto piu veloce del previsto, o nascondere piccole correnti sotto il pelo dell’acqua, molto piu forti di quelle superficiali, magari colpite da venti. Oltre questo problema, bisogna considerare che un torrente, come un fiume, non scorrerà mai in maniera omogenea, perciò vi saranno punti in cui la sua forza sarà quasi nulla e punti in cui difficilmente un uomo potrebbe opporre resistenza. Tendenzialmente in un letto semi-regolare la portata aumenterà avvicinandosi al centro dove la forza sarà maggiore rispetto alle sponde. Cio non è sempre vero però, infatti bisogna considerare anche il letto discontinuo e i suoi avvallamenti invisibili. All’interno di una buca avremo un flusso lento, mentre con acque piu basse potremo incontrare maggior velocità. Tutto questo va ovviamente riportato sul piano reale considerando anche la pendenza che assume il suolo.



un particolare di una serie di rapide


una cascatella e una serie di rapide….il posto perfetto dove si creano le buche piu pericolose e si depositano i detriti.


particolare di alcune rocce a cui stare attenti…..bagnate e piene di muschio, tipiche di questi ambienti

L’Attraversamento:

Analisi del luogo. Innanzitutto è buona norma guardarsi attorno e analizzare il tratto di torrente in questione. Un buon punto per il guado, alla luce delle considerazioni di poco fa, sarà quello con un letto il piu possibile omogeneo. Se il torrente in questione si presenta molto stretto, il problema dell’attraversamento non sussiste come invece nel caso di letti con larghezze maggiori dei 2 o 3 metri. Evitare rapide e cascate è abbastanza intuitivo, poiché l’impeto dell’acqua difficilmente sarebbe contrastabile. La scelta ottimale è di trovare un punto con acqua abbastanza bassa (piu l’acqua sale, piu una superfice sempre piu ampia del nostro corpo sarà interessata dal vettore) dove a vista non si presentano buche notevoli. Trovare un punto con queste condizioni non sempre è possibile e potrebbe richiedere di camminare anche qualche kilometro prima del raggiungimento.

Posizione corretta. Sia che si guadi un letto di 30 cm, sia di 1 metro, l’impostazione ottimale del corpo è univoca. Il viso andrà sempre rivolto a monte e le spalle a valle. Tale direzione consente di poter meglio affrontare la forza dell’acqua facendo leva sulla parte anteriore dei piedi, e consente in caso di caduta di aggrapparsi molto piu facilmente, evitando anche cadute pericolose su sassi o altro. In tale direzione i piedi in caso di scivolata andranno a bloccare la discesa del corpo in maniera istintiva e naturale, cosa impossibile nell’opposta direzione. La parte piu interessata in questo lavoro è ovviamente l’estremità inferiore del nostro corpo, soprattutto le gambe e i quadricipiti. Per migliorare la tenuta e garantire piu forza, la postura ottimale prevede di abbassare leggermente il baricentro del nostro corpo, piegando leggermente le gambe, e tenendole ben larghe. Una posizione eretta con piedi stretti non consentirebbe di guadare facilmente certi torrenti facendo correre qualche rischio. Un utile accortezza, in caso si porti con se uno zaino, è quella di indossarlo nel senso inverso, ovvero davanti al petto. In caso di caduta accidentale, oltre a proteggere il corpo, lo zaino garantirà un minimo di galleggiamento per qualche istante prima di impregnarsi.

Progressione laterale. Il senso di marcia durante il guado sarà sempre laterale, compiendo passi attenti e non ruotando mai il busto, mantenendo il viso a monte. Prima di ogni passo è buona norma tastare con il piede il terreno per verificarne tenuta e profondità.

Appigli laterali. Capita spesso di incontrare fitta vegetazione laterale, quasi a creare appigli naturali cui aggrapparsi. In realtà spesso non potremo contare su questa vegetazione che potrebbe essere ancora piu insidiosa. Se ci aggrappiamo ad un ramo laterale, potremmo avere istintivamente il riflesso di rilassarci, confidando quasi interamente su questo. Tal volta però questi rami giocano brutti scherzi e non di rado quello che sembra una salvezza si rivela un legno semi-marcio che si spezza portandoci dentro l’acqua poiche il nostro corpo si è adagiato. In tali casi è buona norma fare affidamento unicamente sui grandi rami sporgenti, evitando rami semi-spezzati o piccola vegetazione, se non in caso di caduta gia avvenuta.

Bastoncino. Un utilissimo utensile è sicuramente il bastoncino da passeggio che tutti conosciamo. Sia esso un bastone trovato sulla sponda o uno industriale da trekking, questo strumento sarà utilissimo per testare il terreno prima di procedere. Oltre questa funzione intuitiva, il bastone se tenuto leggermente inclinato con la punta inferiore a valle e l’impugnatura a monte, ci sarà utilissimo nella progressione poiché su esso faremo leva per muovere i nostri passi.



un punto potenzialmente buono per l’attraversamento il tipico torrente che potrebbe diventare pericoloso nonostante la ristretta larghezza.


un tratto fin troppo impegnativo da affrontare con cautela solo se non vi sono alternative prossime nei paraggi, da sconsigliare assolutamente.



viso a monte, piedi larghi e tanta attenzione anche nei punti piu facili.

Tutto cio è applicabile sia per l’escursionista solitario, sia per il gruppo. Una possibile alternativa è quella di una specie di “cordata” dove i compagni si assicurano ad una fune portata in precedenza sull’altra sponda dal primo del gruppo. Il rischio in questo caso però è proprio di far troppo affidamento sulla fune, non soffermandosi invece sull’importanza di postura e progressione sicura. Tale stratagemma puo invece essere utile se si tengono a mente tutte le considerazioni fatte in precedenza, e si considera la corda solamente come una sicurezza in piu, e non come l’unico strumento da utilizzare nella progressione.



esempio di utilizzo della corda

MI RACCOMANDO: Sempre massima attenzione ai movimenti , a dove si mettono i piedi e…

Buona Sopravvivenza a tutti!!!

Trovare e depurare l’acqua in sopravvivenza. TUTTI I METODI.

COME TROVARE L’ACQUA IN SITUAZIONI ESTREME

 

TUTTI I METODI PER DEPURARE L’ACQUA

 

 

L’uomo è composto da circa il 60% di acqua, e normalmente ne deve assumere dai 2 ai 3 litri giornalieri.

 

C’è da tenere conto che la richiesta di acqua aumenta, in presenza di clima caldo o umido e di fatica, anche fino ai 5-8 litri al giorno.

 

In caso di sopravvivenza è essenziale riuscire a bere almeno un 1 litro di acqua al giorno, razionandola e bevendola a piccoli sorsi, bagnandosi prima le labbra per sfruttare al massimo ogni goccia.

 

L’acqua è sinonimo di vita se si può resistere senza mangiare anche fino a 40 giorni, senza acqua si può durare solamente un paio di giorni in condizioni di riposo.

 

 

 

LE COSE DA NON BERE:

 

Anche se ci si trova in situazioni di sopravvivenza estreme NON BERE MAI:

 

  • Bevande alcoliche: In clima freddi, bere alcol, all’inizio può dare un senso di calore ma successivamente si ha un raffreddamento corporeo più intenso di quello che si aveva prima di bere. In clima caldi, invece, disidrata il corpo. Bere alcol inoltre diminuisce anche le capacità mentali e motorie.

 

  • Urine: Contengono gli scarti del nostro organismo è seriamente sconsigliato bere la propria urina o quella degli animali.

 

  • Sangue: può causare diarrea, infezioni, problemi gastro-intestinali o altri problemi al metabolismo.

 

  • Acqua del mare: contiene troppo sale, in caso di mancanza d’acqua si può resistere più a lungo restando senza bere che bevendo acqua di mare poiché l’acqua salata disidrata e provoca danni ai reni.

 

  • Benzina o composti chimici (come diluenti, detergenti…)

 

  • Acqua stagnante di stagni, pozze…

 

  • Ghiaccio o neve (faremmo consumare inutilmente del calore prezioso al nostro corpo, meglio scioglierla in un pentolino o in assenza di fuoco metterla in un recipiente scuro)

 

 

  • Liquido biancastro, linfa lattiginosa di alcune piante (dal colore particolarmente brillante e amaro, potrebbe essere velenoso).

 

  • Acqua sporca con schiuma e bolle e dall’odore nauseabondo.
  • Acqua dove all’interno ci sono animali morti.
  • Acqua di colore strano o dove la vegetazione circostante è morta o mancante.

 

 

 

Non bere mai acqua fredda se si è accaldati.

 

 

 

NON FUMARE. Il fumo sottrae liquidi e vitamine all’organismo.

 

L’urina è formata con le sostanze di scarto del corpo, ma in situazioni estreme, se non si trova nessuna fonte d’acqua, si può bere. Considerare comunque l’orina come ultima risorsa.

 

 

 

L’acqua può trasmettere ogni sorta di virus e microbi.

 

I sintomi derivanti dall’ingerimento di acqua contaminata sono: dissenteria, diarrea sanguinosa grave e prolungata, febbre, debolezza, virus e malattie (tifo, colera, ecc.) o presenza di parassiti nel corpo.

 

 

 

COME TROVARE L’ACQUA:

 

Con acqua limitata cominciare a bere dopo 12 o 24 ore per sfruttare al massimo l’acqua presente nel nostro organismo.

 

 

 

LA PIOGGIA:

 

Si può raccogliere l’acqua piovana in recipienti puliti (più ne avete più acqua potrete raccogliere). Potete utilizzare come recipiente qualsiasi cosa che sia in grado di trattenere l’acqua (cortecce o grosse foglie, noci di cocco, sacchetti di plastica, indumenti impermeabili e così via…). Se l’acqua raccolta è sporca è necessario bollirla o purificarla prima di berla.

 

Per raccogliere l’acqua piovana potete legare una maglietta o un pezzo di stoffa ad un albero, in modo che l’estremità del panno pendi verso un qualsiasi tipo di contenitore.

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Potete legare un panno assorbente appena al di sopra delle scarpe per raccogliere l’acqua piovana nell’erba. (vedi foto) Potete costruire una tettoia con del bambù, posizionando una canaletta orizzontale per raccogliere l’acqua in un pentolino. (vedi foto)

 

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Potete fare una buca e distendere sopra ad essa un grosso telo impermeabile creando un bacino per raccogliere l’acqua della pioggia. (vedi foto) Oppure potete tamponare con un panno una superficie bagnata e poi strizzare il contenuto in un pentolino. (vedi foto) Si può raccogliere, con un indumento, la rugiada presente su piante e pietre.
GLI INDICATORI D’ACQUA: Per trovare fiumi, laghi e corsi d’acqua bisogna seguire i punti dove la vegetazione è più verdeggiante o ad esempio seguire gli animali (uccelli, mammiferi, api, formiche, un sentiero battuto recentemente dagli animali o presenza di escrementi vicino a una crepa). Se si è circondati da una catena montuosa l’acqua solitamente si raccoglie nella base meno inclinata poichè lo scorrimento è meno veloce. Le grotte vengono create dell’acqua, ispezionandole fino in fondo si possono trovare rivoli d’acqua. Gole e crepacci stretti possono dare vita a piccole sorgenti. EVITARE di scavare in terreni porosi e friabili poichè l’acqua in quei casi si accumula troppo in profondità.

 

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DOVE SCAVARE PER TROVARE L’ACQUA?

 

Scavando in determinati luoghi (letti di fiumi secchi, laghi in secca, valli, terreni umidi, aree verdeggianti…) si potrebbe riuscire a far accumulare dell’acqua all’interno di buche oppure riuscire a far concentrare piccoli rivoli d’acqua; in questi casi occorre comunque bollire o purificare l’acqua.

 

Ci sono alcune piante che amano l’acqua come salici, sambuchi, canneti, ninfee. Si può tentare uno scavo nelle loro vicinanze per trovare dell’acqua.

 

Nelle zone erbose più verdi e brillanti dove gli steli sono alti e carnosi, si può tentare uno scavo sicuramente il terreno è umido e c’è la possibilità di trovare acqua. L’acqua dolce spesso si può trovare dietro le dune di sabbia lungo il mare (vedi foto).

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COME RACCOGLIERE L’ACQUA IN UNA PALUDE: Lasciare riposare il fango per mezza giornata e poi bollirlo per 10 minuti o in alternativa filtrare con la tecnica del filtraggio (spiegata più avanti nell’articolo).
Dove scavare in una palude?

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L’ACQUA NELLA FLORA:

 

Si può ottenere acqua da molti vegetali, frutti, legumi, e piante.

 

Ad esempio cocco, anguria contengono moltissima acqua, ma anche i frutti delle piante commestibili contengono una buona percentuale di acqua (limone, mango, avocado, ananas, kiwi, arance, e così via…).

 

Alcune piante immagazzinano sia internamente, sia esternamente l’acqua (la cima di un cactus può essere pulita e spremuta).

 

Le canne di bambù verdi se piegate possono fornire acqua. (vedi foto)

 

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OTTENERE L’ACQUA ATTRAVERSO CONDENSA:

 

è possibile utilizzare un panno o un sacchetto per bere l’acqua condensata su superfici come vetro, metallo, foglie di piante.

 

SACCO TRASPIRANTE:

 

Mettete un sacco di plastica intorno a un ramo di albero verde (vedi foto), sigillate e appendete un sasso o un legno alla base per far defluire l’acqua, ottenuta tramite condensa, verso il basso.

 

Montate il sacco traspirante la mattina e raccogliete l’acqua a fine giornata.

 

Utilizzate ogni giorno un arbusto diverso.

 

 

 

LA DISTILLAZIONE:

 

Con questo sistema in 24 ore si possono ottenere dai 0,5 litri ai 2 litri d’acqua. Facendo più buche anche di più.

 

Scavare una buca profonda e larga circa 1 metro, porre al fondo un recipiente con un tubicino che esce fuori dallo scavo (la cannuccia servirà per evitare di smontare tutta l’attrezzatura ogni volta che si vuole consumare l’acqua, tuttavia se non si possiede un tubicino se ne può fare anche a meno).

 

Riempire il fondo della buca con vegetazione ricca di contenuto acquoso (foglie umide…). Coprire con un telo (ca. 2X2 m) in nylon o plastica bloccandolo ai lati con terriccio e pietre in modo da non far passare aria.

 

Infine, si fa assumere al telo una forma concava ponendo al centro un sasso.

 

 

 

Il depuratore funziona sia di giorno che di notte e produce acqua distillata poichè la temperatura all’interno della buca si alza e il vapore prodotto dalla vegetazione si attacca al telo che è più freddo e la condensa scivola nel recipiente sottoforma di goccioline.

 

 

 

Procedimento illustrato:

 

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ACQUA DEL MARE:

 

Mai bere acqua di mare direttamente, il sale che contiene, a lungo andare, può anche portarci alla morte; è tuttavia possibile farla bollire e raccogliere il vapore generato dall’ebollizione con i propri vestiti per poi strizzarli o con un telo impermeabile o un sacchetto di plastica; esistono comunque sostanze atte a desalinizzare l’acqua marina.

 

Dissalatore ad energia solare: LINK.

 

 

 

Un’altro metodo per depurare l’acqua salata consiste nel riempire una buca di acqua di mare e gettarci dentro delle pietre roventi, il vapore prodotto dovrà essere raccolto con un indumento o un panno, e poi strizzato in un recipiente per essere bevuto.

 

INFO:

 

L’acqua distillata non ha sapore. Travasarla da un recipiente all’altro o mescolare velocemente per arricchirla di ossigeno e renderla più gustosa.

 

 

 

COME POTABILIZZARE L’ACQUA:

 

1. Utilizzare sostanze come iodio o cloro (tintura di iodio al 2%: 5 gocce in un litro di acqua chiara, 10 gocce in acqua scura, con questo metodo attendere almeno 30 minuti prima di bere; pillole o tavolette potabilizzanti: 1 pastiglia per acqua chiara, 2 per acqua scura).

 

Compresse o pastiglie potabilizzanti per purificare l’acqua: LINK.

 

 

 

2. Bollire in un pentolino per 10 minuti. (METODO CLASSICO)

 

 

 

3. Utilizzare il metodo del filtraggio (cioè far filtrare l’acqua attraverso vari strati) prima di potabilizzare l’acqua per pulirla da sporcizia e altre impurità.

 

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Dentro un contenitore forato al fondo si creano diversi strati (partendo dal basso) di ghiaia o sassi levigati, carbone vegetale polverizzato ricavato dalla combustione di legno, sabbia o terriccio molto fino e infine di nuovo ghiaia. Se non si possiede un contenitore si possono usare tre teli legati a un treppiede di 1 metro fatto con 3 legni. Sui teli mettere in quest’ordine (dall’alto) ghiaia, carbone e sabbia, oppure sempre in quest’ordine erba, sabbia, carbone.

 

Dopodichè bollire per 10 minuti.

 

 

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In mancanza di recipienti si può utilizzare un calzino. Riempirlo di carbone vegetale, terriccio e sabbia fine. Dopo la filtratura si può aggiungere una goccia di urina e mescolare il composto.
Una volta filtrata l’acqua dalle impurità, bollirla per renderla potabile. 4. Purificare l’acqua con l’energia solare:

Solar water Disinfection (conosciuto anche come SODIS): LINK
Esiste anche un’ invenzione recente (Solarball): LINK

 

 

 

5. Principio dell’ Osmosi Inversa: LINK

 

 

 

6. Con i raggi ultravioletti:

 

E’ un piccolo strumento che può rivelarsi davvero provvidenziale. Funziona grazie a raggi ultravioletti (UV) che in breve tempo riescono a purificare l’acqua.

 

Steripen: LINK

 

7. Principio degli ioni d’argento con filtro tascabile in ceramica: LINK

 

 

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CONSIGLI UTILI:

 

  • Dove bevono gli animali, l’acqua è sicuramente innocua anche se non c’è la sicurezza che sia potabile.
  • Masticando un filo d’erba o succhiando un sassolino umido si può alleviare il senso di sete per un po’ di tempo.
  • Se non avete almeno un litro di acqua al giorno in un clima caldo non mangiate, questo serve per risparmiare le riserve d’acqua del corpo.
  • In mare aperto la disidratazione del corpo avviene più velocemente (le cause sono: vento, salsedine e raggi solari che riflettono sul mare).
  • Oltre alla fatica, al clima arido, umido, torrido o ventoso anche lo stress e la paura contribuiscono a fare sudare molto e quindi a disidratare il corpo.
  • Per limitare il consumo di acqua nelle zone torride e umide marciare nelle ore meno calde (alba, tramonto, notte) e a ritmo regolare.

redatto da www.sos2012.it

fonte sopravviveremyblog.altervista.org

Le straordinarie proprietà curative dell’origano selvatico


Nota bene: le informazioni qui riportate non costituiscono indicazione terapeutica alcuna, ma solo materiale informativo, anche perché ogni persona è un mondo a sè e l’uso di ogni sostanza (per quanto naturale) va soppesato attentamente, possibilmente concertato con il proprio medico di base o altro medico di fiducia. Giusto per fare un esempio, il dottor Perugini Billi afferma che l’olio essenziale di timo non va somministrato alle donne incinte; anche le sostanze naturali hanno dei principi attivi da utilizzare con saggezza.

 

L’olio di origano selvatico pare essere una sorta di rimedio miracoloso messoci a disposizione dalla natura: antibiotico, antimicotico, anti-Candida, anti-ossidante, digestivo, stimolante del sistema immunitario, rimedio per piccole ustioni, tagli e graffi, mal di denti.

 

 

Potete leggere in dettaglio le sue virtù sull’articolo:

 

 

Per altro le virtù del’origano sono state verificate dalla moderna scienza sperimentale, come ci mostra il dottor Perugini Billi (già menzionato più volte nei miei precedenti articoli) nell’articolo http://www.dottorperuginibilli.it/aromaterapia/475-virtu-dellolio-essenziale-di-origano all’interno del quale compare un elenco di afflizioni per le quali tali rimedio potrebbe essere utile:

 

• allergie
• micosi mucose e cutanee
• cistite
• stress, stanchezza
• artriti, artrosi, reumatismi muscolari
• infezioni batteriche e parassitarie
• punture di insetto
• forfora, dermatite da pannolino, crosta lattea, dermatiti
• diarrea, meteorismo
• disturbi digestivi
• deficit del sistema immunitario
• emicrania
• affezioni respiratorie
• sinusite
• faringite

 

Non ho ancora ben capito quanto siano differenti le proprietà curative dell’origano selvatico da quelle delle altre specie e sottospecie di origano. Da quello che ho letto i principi attivi essenziali sono il carvacrolo e il timolo (che condivide per altro con il timo, altro noto “antibiotico naturale”, vedi http://www.dottorperuginibilli.it/aromaterapia/142)

 

 

Sul sito http://www.herbalremedies.com/oregano-information.html viene precisato che l’origano selvatico che detiene le più alte proprietà medicamentose corrisponde all’Origanum vulgaris hirtum una volta denominato Origanum heracleoticum, e detto altresì origano greco. Sul sito http://www.mountainvalleygrowers.com/orivulgarehirtum.htm leggo poi che tale specie di origano ha fiori bianchi a differenza dell’Origanum vulgaris che presenta dei fiori rosa.

 

Altre informazioni sull’origano potete trovarle ai link:

 

 

 

 

 

Mi sono messo a cercare informazioni sull’olio di origano selvatico dopo aver eletto la testimonianza di una famiglia in cui tutti i membri (e persino gli animali) sono malati di morbo di morgellons (fonte http://loveforlife.com.au/content/08/09/22/letter-morgellons-family-5th-december-2007).

 

Secondo la loro testimonianza tutto è partito dal padre che lavorava in una fabbrica che produceva microbi manipolati per mezzo di nano-tecnologia, dove si lavorava senza precauzione alcuna (ovviamente questo può essere una parte del problema perchè di mezzo ci sono anche i metalli pesanti e i nanopolimeri rilasciati con le scie chimiche). In un commento si suggeriva di diluire due o tre gocce di olio di origano selvatico in olio di oliva per spalmarlo sulle caratteristiche “ferite” dei malati di morgellons.

 

 

Viste le proprietà sopra elencate tale olio forse potrebbe essere utile ai malati di morgellons anche per altre finalità.

Macuahuitl, la “spada” azteca che decapitava cavalli

Prima del rame, del bronzo, del ferro e dell’acciaio, cosa usavano i nostri antenati come arma di offesa? Principalmente legno e pietra. Ma la natura di questi due materiali (il primo relativamente debole rispetto ai metalli, il secondo più fragile) non deve trarre in inganno: pietra e legno, combinati sapientemente, hanno consentito di creare una delle armi bianche più devastanti della storia: il Macuahuitl.

Quando gli Spagnoli giunsero in Messico, si trovarono di fronte i temibili guerrieri aztechi armati di strumenti che impallidivano in quanto a tecnologia e resistenza di fronte alle armi europee: archi relativamente primitivi contro corazze in grado di respingere colpi di balestra, nessuna corazza contro armi da fuoco che falciavano il nemico ancor prima che potesse avvicinarsi, e una strategia militare quasi inesistente contro una tecnicamente impeccabile supportata da secoli e secoli di guerre europee.

 

 Ciò che gli Spagnoli non realizzarono immediatamente è che le corazze tecnologicamente avanzate, le armi da fuoco e la ultracentenaria esperienza bellica non erano elementi sufficienti a vincere facilmente una guerra come quella. I conquistadores rimasero particolarmente colpiti da un’arma, il macuahuitl, un bastone di legno ricoperto sui bordi da schegge di ossidiana, apparentemente capace di decapitare un cavallo.

Gli Aztechi avevano, nel corso della loro storia, sviluppato una particolare abilità nella lavorazione del legno e della pietra lavica. Questa loro capacità consentì, tra le altre cose, la nascita dell’atlatl, un’arma da getto realizzata anche in altre regioni del mondo, e una serie di lame in ossidiana incredibilmente decorate e taglienti.

La pietra lavica, tuttavia, non è il materiale più adatto alla creazione di lame lunghe più di 15-20 centimetri: dopo una certa lunghezza, infatti, il rischio di frattura è troppo elevato per poter considerare una lama di pietra affidabile e durevole.

Ma il combattimento corpo a corpo non è fatto soltanto di pugnali: più la nostra arma colpisce con potenza, più i danni causati saranno ingenti. Per aumentare la potenza inferta dal colpo di un’arma da taglio o contundente ci sono essenzialmente due metodi: aumentarne il peso o incrementare il suo raggio d’azione, in modo tale che la parte terminale dell’arma acquisisca maggiore velocità durante i tipici movimenti circolari di una spada, un’ascia o una mazza.

Gli aztechi ovviarono al problema della fragilità dell’ossidiana e della lunghezza delle loro armi da combattimento ravvicinato mescolando legno e pietra. Il macuahuitl era essenzialmente un bastone di legno di quercia lungo dai 50 ai 100 centimetri e dalla vaga forma di remo, ricoperto sui bordi dell’estremità più larga da schegge di pietra taglienti come rasoi.

 

 

Ogni scheggia era larga da 2 a 5 centimetri, e veniva incastrata nel corpo in legno dell’arma utilizzando anche una miscela adesiva probabilmente ricavata dalla resina di pino. Una scheggia di ossidiana non è altro che materiale roccioso vetrificato, un vero e proprio vetro naturale del tutto somigliante a quello prodotto artificialmente, dal quale è possibile ricavare superfici affilatissime.

Quanto era efficace il macuahuitl? Secondo Bernal Díaz del Castillo, al seguito di Hernán Cortés, quest’arma poteva facilmente decapitare un uomo, arrivando addirittura a tagliare la testa di un cavallo con un solo, potente colpo dall’alto.

Per la trasmissione Deadliest Warrior di SpikeTV, la produzione ha ricreato un macuahuitl per utilizzarlo contro la replica della testa di un cavallo dotata di scheletro e ricoperta da gel balistico. Éder Saúl López, che manovrava l’arma, è stato in grado di decapitare il cavallo utilizzando tre colpi.

L’esperimento dimostrò anche che il macuahuitl aumenta la sua potenza se, dopo il colpo, viene trascinato verso il manovratore dell’arma, lacerando qualunque tessuto incontrato dalle lame.

Nonostante l’utilizzo di materiali primitivi, il macuahuitl era un’arma temibile in battaglia, ma fu anche una delle ragioni fondamentali delle sconfitte militari azteche. Un’arma del genere prevede movimenti ampi e circolari, quindi molto spazio tra un soldato e l’altro; i guerrieri aztechi avanzavano in modo disordinato menando fendenti verso qualunque cosa si muovesse, mentre i conquistadores, abituati alla disciplina e a mantenere fila serrate, combattevano compatti difendendo e attaccando come un unico corpo.

Le lame di ossidiana, inoltre, tendevano a staccarsi dal corpo in legno per incastrarsi nei tessuti della vittima, o a frantumarsi quando incontravano materiale osseo o l’acciaio delle corazze. Il macuahuitl, quindi, perdeva velocemente la sua efficacia come arma da taglio dopo qualche decina di fendenti, rimanendo soltanto una lunga e pesante mazza minimamente competitiva nei confronti della tecnologia bellica spagnola del tempo.

In ogni caso, il macuahuitl rappresenta un’arma unica che ha consentito ai guerrieri aztechi di avere il predominio sul Messico per almeno un secolo. Era un’arma destinata a guerrieri dalla grande forza fisica, e realizzata da artigiani che padroneggiavano le tecniche di lavorazione del legno e della pietra come pochi altri nel mondo.

Ad oggi non esiste alcun esemplare di macuahuitl risalente al periodo pre-conquista. L’ultimo macuahuitl venne distrutto dall’incendio all’ Armeria Real di Madrid nel 1884.

Macuahuitl – Aztec Sword with Obsidian Blades

La psicologia della Sopravvivenza : Spunti su come agire e perchè

 

Non esistono solo strumenti fisici per gestire la propria sopravvivenza in situazioni estreme, è  anzi più importante concentrare i propri sforzi prima che sull’azione, sulla propria psiche; controllare il proprio stato mentale è difatti il primo passo verso la salvezza. Sopravvivere equivale a superare date difficoltà, quella che si presenta sempre è quella di riuscire a convincersi che ce la si può fare e che ce la si farà davvero. Vediamo quindi le norme fondamentali della sopravvivenza in qualsiasi situazione:

 

  • Volontà – Mai cedere allo sconforto, mantenere sempre il pieno autocontrollo (sempre e comunque). Mai pensare di aver fatto tutto il possibile. Mai smettere di tentare anche di fronte a innumerevoli fallimenti; la volontà deve essere ferrea, ogni errore non rappresenta un problema ma un’esperienza utile, un passo avanti verso la soluzione.
  • Capacità di adattamento – Ogni tipologia di ambiente (caldo o freddo, umido o asciutto)presenta differenti caratteristiche, occorre adattarsi e resistere a quelle negative ma allo stesso tempo fruire al massimo di quelle positive.
  • Rapidità – Spesso occorre essere fulminei, cogliere la cosiddetta “palla al balzo” e raggiungere un obiettivo dato (nell’agire, nel ragionare o nel valutare le possibili scelte da operare).
  • Fiducia – Sia che ci si trovi soli o in compagnia la prima persona di cui occorre fidarsi è se stessi; se poi c’è qualcun altro occorre discutere e condividere civilmente  tutte le possibili idee ed esperienze.
  • Efficienza fisica – Il proprio corpo ha limiti e potenzialità, non raggiungiamo le prime e sfruttiamo le seconde (es. si corre solo se è necessario); l’obiettivo è risparmiare al massimo le forze fino al momento del salvataggio, curiamo inoltre il nostro stato di salute e la pulizia il più possibile (eviteremo notevoli impedimenti).
  • Esperienza – Ad ogni azione corrisponde un esito/conseguenza, seguiamo i risultati positivi e scartiamo quelli negativi; tutto ci aiuta a migliorare, facciamo tesoro di tutto quello che vediamo o abbiamo visto in passato.
  • Prudenza – Mai agire per puro istinto o guidati dalla fretta/caso; anche se in tempi brevi occorre ragionare lucidamente sul da farsi; proprio per questo il cervello deve essere fresco e la propria volontà decisa a credere nelle proprie capacità.

 

Quando la mente si abbandona alla disperazione non esiste soluzione facile o difficile che possa essere presa (esiste un potenziale 50% di probabilità che la soluzione sia a portata di mano, occorre solo provare a trovarla).

Sopravvivenza: Quanto si può sopravvivere senza cibo e acqua

Sopravvivenza: quanto si vive senza acqua o cibo?

Immagine documentoSenza acqua e cibo: quanto si sopravvive?
Premesso che ogni essere umano ha una sua propria resistenza (dipendente da molteplici fattori), andiamo ad analizzare per che lasso di tempo medio è possibile mantenersi in vita in assenza di nutrimento (importante: in vita non vuol dire in buone condizioni psicofisiche ma semplicemente “non morti”). I fattori che maggiormente incidono su questa “ipotesi di resistenza” che andiamo a formulare sono i seguenti:

L’età – L’età dell’individuo in questione, in base alla proporzione “superficie della pelle/peso”, fa si che un neonato di circa un anno risulti in grado di resistere 1/3 del tempo che un adulto potrebbe potenzialmente protrarre la sua integrità.

Il sesso – Contrariamente a quanto si potrebbe supporre una femmina avrebbe aspettative di vita superiori ad un maschio, dato che, in media, consuma meno risorse e ha maggiori “riserve”.

Il peso – Le “riserve” di un uomo “in sovrappeso”, è banale dirlo, sono di gran lunga superiori a quelle di un coetaneo “magro” o con un fisico “normale” (la resistenza può aumentare persino di 1/3 del tempo, sia per quanto concerne il cibo che l’acqua).

La mente – Una persona preparata alla sopravvivenza è in grado di sfruttare lucidamente al 100% le proprie risorse e a reagire conseguentemente a ciò che accade intorno a lui mentre un inesperto potrebbe lasciarsi prendere dal panico e sprecare in gesti inutili preziose energie (la prima regola è quindi quella di mantenere il più possibile la calma).
Passiamo ora in rassegna i fattori ambientali, esterni all’individuo, che possono influire positivamente o negativamente sulla sopravvivenza di un essere umano:

Il clima – Inutile dire che un conto è trovarsi in un arido deserto e un altro conto è trovarsi in alta montagna: se ad esempio il clima “asciuga” le risorse idriche del nostro corpo il lasso di tempo a nostra disposizione subisce inevitabilmente una drastica riduzione (mai disperdere più delle energie strettamente necessarie).

Senza acqua – Un bambino piccolo non riuscirebbe a stare più di 3 giorni senza bere acqua, un adulto potrebbe prolungare invece l’astinenza forzata fino ad un massimo di 10 giorni circa (questo non vuol dire che ci arriva in ottime condizioni ovviamente).


Senza cibo – Un bambino piccolo non riuscirebbe a stare più di sei giorni senza mangiare, un adulto in salute potrebbe arrivare fino ad un estremo di 15-20 giorni circa (questo come per l’acqua non vuol  dire che ci arriva in buone condizioni).

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