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Acqua, Come e dove trovarla e come potabilizzarla in una situazione di sopravvivenza. Ecco alcune importanti considerazioni

Ai fini della sopravvivenza, l’acqua è un elemento estremamente importante, considerando che il 60% circa del peso di un
individuo è composto d’acqua. Quanto più sale la temperatura esterna e cresce l’impegno fisico, tanto più il corpo ha bisogno d’acqua.
In mancanza di cibo, a condizione però di disporre di acqua a sufficienza, è possibile vivere e muoversi per tempi
relativamente lunghi. La mancanza di acqua, al contrario, provoca una serie di disturbi di crescente entità:

-Una perdita di acqua corrispondente al 5% del peso corporeo provoca nausea e sonnolenza.

-Una perdita del 10% infligge al corpo umano un grave deterioramento delle condizioni psico-fisiche, con vertigini, difficoltà
di parola e grande spossatezza.

-Una perdita del 25% provoca sicura morte alle basse temperature, mentre per giungere alla morte in climi temperati se ne deve
perdere il 20% ed in presenza di clima torrido è sufficiente perderne il 15%.

Assodato il principio che senz’acqua e impossibile vivere, si tenga presente che quando si hanno a disposizione piccole
quantità d’acqua bisogna consumarle con grande parsimonia e mai in un’unica soluzione.

E’ preferibile, infatti, berne poca e spesso, piuttosto che assumerne in quantità eccessiva ed unica, per consentire all’organismo
migliori possibilità di assorbimento e per reintegrare quantità ottimali di liquidi.
Va evitato, inoltre, di bere acqua molto fredda, specie in climi torridi, o, almeno, è bene usare l’accuratezza di trattenerla in
bocca per consentirne un leggero innalzamento della temperatura prima di deglutire.

Una sufficiente depurazione dell’acqua potrà essere ottenuta:

-Con l’ebollizione per alcuni minuti.

-Con pasticche potabilizzanti.

-Con tintura di iodio (3-10 gocce per litro).

-Con pochi grani per litro di permanganato di potassio.

-Per filtrazione attraverso un panno pieno di sabbia.

-Per decantazione quando l’acqua e torbida.

-varrichina o candeggina:16 goccie per litro di acqua

L’acqua piovana è, praticamente, distillata ed è quindi una fonte ottimale di approvvigionamento. E’ quindi opportuno, ogni
volta che se ne presenti l’occasione, cercare di raccoglierne il più possibile, con ogni mezzo. Se si dispone di recipienti
impermeabili il compito è, ovviamente, facilitato, ma anche indumenti di cotone o di lana possono ben servire allo scopo se
esposti alla pioggia e periodicamente strizzati in un recipiente.
In caso di sopravvivenza su un battello di salvataggio si può bere la pioggia che si deposita sul fondo (precedentemente
svuotato dell’acqua marina) oppure, con una spugna o con un indumento di cotone, si può raccogliere l’umidità che si deposita sui galleggianti durante la notte.
Neve e ghiaccio si possono bere se si dispone di combustibile per scioglierli e, in questo caso, è sempre preferibile sciogliere
del ghiaccio perché, a parità di combustibile, si ricava più acqua.

L’acqua dei fiumi è sicuramente potabile e di ottima qualità. In prossimità delle sorgenti, ma anche nelle pianure solcate dai
fiumi, è possibile trovare acqua potabile con scavi di piccola entità da effettuare, qualora si avessero dei dubbi sulla potabilità, all’esterno delle anse formate dal corso d’acqua. Anche dai torrenti e rigagnoli asciutti è possibile ottenere acqua, con piccoli scavi effettuati sempre all’esterno delle anse e nei punti più bassi. L’acqua va comunque (quando la prudenza lo consigli ed i mezzi a disposizione lo consentano) bollita a lungo prima di essere bevuta. In zone tropicali, dove è assai probabile che l’acqua di un fiume contenga germi e batteri di malattie molto pericolose come dissenteria, colera, tifo ed infezioni parassitarie, deve sempre essere bollita a lungo.
Va infine considerato che lo scorrimento stesso dell’acqua, specie in corsi impetuosi, contribuisce, seppur in minima parte, al
purificarsi di questo prezioso liquido.

Nei pressi della costa: in situazione di sopravvivenza è sempre utile e conveniente prendere esempio dal comportamento
animale. L’elefante, ad esempio, indica un interessante metodo per ricavare acqua dalla sabbia, in vicinanza della riva. A circa un metro e mezzo dalla battigia, l’astuto mammifero scava una buca di poche decine di centimetri di profondità che, dopo alcuni minuti, è piena di acqua potabile, risultato della filtrazione compiuta dalla sabbia. Si tenga inoltre presente che l’acqua piovana defluisce verso il mare mescolandosi ad esso ed è quindi possibile, cercando una depressione ad un centinaio di metri dal bagnasciuga e scavandovi una buca, ottenere acqua potabile in abbondanza.

Laghi e stagni: il metodo migliore per purificare le acque dei laghi di dubbia potabilità, acque stagnanti e acque fangose, è
quello di filtrarle più volte con la sabbia, contribuendo così anche ad eliminare il sapore salmastro delle acque di stagni
adiacenti al mare. Anche in questo caso il massimo grado di sicurezza è ottenibile attraverso l’ebollizione.

Boschi: nei boschi, nei quali sono presenti vaste aree umide, è decisamente facile procurarsi, con l’ausilio di distillatori, acqua potabile. Dove sono presenti il salice ed il sambuco, inoltre, basterà effettuare piccoli scavi per ottenere l’acqua.Distillatore: è cosa nota che l’evaporazione venga favoriva dal calore del sole. Questo principio può essere convenientemente sfruttato realizzando un “distillatore” (figura a lato). Si scava una buca con profondità e diametro di circa un metro sulla quale si stende un telo impermeabile. Disposto al centro della buca un recipiente (una lattina, un bicchiere, ecc.), si fissano i bordi del telo con delle pietre e gli si fa assumere una forma concava ponendo al centro un piccolo sasso in corrispondenza del contenitore. In questo modo l’aria imprigionata sotto il telo si satura rapidamente e gocce di vapore condensato si raccolgono sulla parte convessa del telo dal quale cadono poi nel recipiente. E’ così possibile raccogliere circa un litro d’acqua ogni 24 ore.

Volendo, si può agevolare la condensazione ricoprendo il fondo della buca con foglie e rami verdi o bagnandolo con acqua non potabile.
Con questo metodo non è raro catturare anche rettili e piccoli animali che, attratti dall’acqua, si introducono nella buca, non
riuscendo poi a risalirla. Il distillatore può essere utilizzato, sia pure con capacità produttiva dimezzata, anche di notte, poiché
il terreno continua ad avere una temperatura relativamente elevava, mentre il telo si raffredda rapidamente.
Acqua dalle piante: le piante sono formate, per buona parte, di acqua, ed il loro succo, purché non presenti un aspetto
lattiginoso o schiumoso, è generalmente potabile. Alcune piante, come la vite, possono fornire acqua intaccandole nella parte alta ed effettuando una seconda incisione vicino al terreno: poco dopo l’acqua comincerà a gocciolare. Quando non si abbia il tempo o il modo di purificare acqua di dubbia potabilità si può agevolmente ricorrere alle piante acquifere, che consentono di ricavare discrete quantità di liquido. L’acqua può inoltre essere sostituita da frutti ricchi di succo come l’uva, le pesche, le arance, ecc..
Nelle zone tropicali le possibilità di ricavare acqua dalle piante sono estremamente più elevate e per i viticci si potrà fare uso
degli avessi procedimenti sopra esposti, facendo sempre attenzione che il succo non sia lattiginoso. Le canne di bambù
contengono spesso acqua: se agitandole si provoca uno sciacquio sarà sufficiente intaccare lo stelo all’altezza dì ogni nodo per raccogliere il liquido.

Nelle zone desertiche sono le piante grasse in generale, ed i cactus in particolare, ad offrire discrete quantità d’acqua. In
qualunque clima, infine, è bene tenere conto del comportamento degli uccelli e delle tracce degli animali che, frequentemente, conducono all’acqua.

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