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Mese: Novembre 2019

Erbe depurative: vite, bardana, carciofo e timo

Sentite il bisogno di disintossicarvi da tutte quelle tossine che circolano nel vostro organismo?
erbe depurative
Volete dire basta ai problemi di ritenzione idrica e sentirvi finalmente depurate? Ebbene grazie ad un vero e proprio poker di erbe potrete farlo in modo del tutto naturale ed ottenere così un corpo più sano e pulito.

Come depurarsi con TIMO e CARCIOFO

Come? Grazie alle erbe officinali come bardana, vita, timo e carciofo potrete ottenere grandi risultati e depurare finalmente il vostro corpo attraverso un metodo non aggressivo e 100% naturale. Queste 4 piante sono infatti ottime depuratrici, tra le più complete, che vanno a stimolare il nostro organismo ad espellere quelle che sono le sostanze tossiche presenti nel nostro corpo.

In particolare vediamo su quali fronti agiscono singolarmente:
– bardana:
stimola il fegato con un’ azione depurativa e diuretica ottimo rimedio contro l’acne;
– vite:
le foglie si rivelano un’ utile astringente per combattere i disturbi della circolazione nel sangue ma anche contro emorroidi, ciclo mestruale abbondante e vene varicose. I suoi decotti inoltre si rivelano ottimi emollienti per combattere tosse e le irritazioni alla gola;
– timo:
va a tonificare l’organismo è un’ ottimo disinfettante per l’apparato respiratorio e l’intestino ed utilissimo rimedio contro l’alito cattivo;
– carciofo:
vengono usate solo alcune parti, va a stimolare la diuresi, ottimo contro il colesterolo e per disintossicare il fegato.

10 erbe e piante spontanee commestibili da raccogliere in inverno

 

 

Alimentarsi grazie al riconoscimento ed alla raccolta delle piante spontanee (fitoalimurgia) è possibile anche nel corso dei mesi invernali. In un passato recente la raccolta di erbe e piante spontanee commestibili da impiegare per la preparazione delle pietanze rappresentava la norma.

 

Si tratta di una buona abitudine che merita di essere riscoperta, dati i benefici legati al consumo di tali piante dal punto di vista della salute.

 

Ecco dieci erbe e piante spontanee che p possibile raccogliere durante l’inverno.

 

1) Mele selvatiche

 

mele selvatiche - fonte foto: downsizer.net

 

Le piccole mele selvatiche rimangono ancorate ai loro rami molto a lungo, anche durante l’inverno. Possono essere raccolte ed utilizzate per la preparazione di composte, torte e dolci. Possono essere inoltre conservate sotto spirito o considerate come uno dei frutti utilizzabili per la preparazione della mostarda veneta. La loro presenza persiste sugli alberi solitamente per tutto il mese di gennaio ed oltre si potrebbe essere ancora in tempo per raccogliere mele selvatiche cadute a terra.

 

2) Borragine

 

borragine - fonte foto: wikipedia.org

 

La borragine (Borrago officinalis) è una pianta spontanea reperibile oltre che in primavera anche in inverno, soprattutto nelle zone dal clima più mite. Gli usi culinari prevedono l’impiego delle sue foglie, da consumare dopo la bollitura, come guarnizione per numerose pietanze ed al fine di insaporire zuppe e minestre. Sia i suoi fiori che le sue foglie possono essere passati in pastella e fritti.

 

3) Asparago selvatico

 

asparago selvatico Fonte foto: wikispaces.org

 

L’asparago selvatico (Asparagus acutifolius) cresce spontaneamente in prati, campi ed ai bordi delle strade, con particolare riferimento alle zone di campagna. Deve essere raccolto prima che il suo gambo diventi legnoso recidendolo alla base ed evitando di strappare le radici. E’ ottimo se utilizzato per la preparazione di risotti. Trattandosi di una pianta perenne, può essere reperita anche durante l’inverno.

 

4) Cerfoglio selvatico

 

cerfoglio selvatico fonte foto: downsizer.net

 

Il cerfoglio selvatico (Anthriscus sylvestris) può ricordare il prezzemolo per via della forma e del colore delle sue foglie. Si tratta però di una pianta commestibile differente, selvatica, utilizzato come rimedio erboristico diuretico e nella cosmesi naturale. Le sue foglie possono essere utilizzate crude per il condimento di funghi ed insalate.

 

5) Rosa canina

 

rosa canina fonte foto: downsizer.net

 

Si tratta di un arbusto che prende solitamente la forma di cespuglio e che risulta interessante per la presenza di bacche (falsi frutti) di colore rosso, ricche di vitamina C, che è possibile raccogliere durante l’autunno e l’inverno. Esse vengono essiccate e sbriciolate per la preparazione di rimedi erboristici, in particolare contro i dolori articolari, oppure utilizzati per la preparazione di tisane, marmellate e liquori.

 

LEGGI anche: Raccogliere e mangiare i frutti della rosa canina

 

6) Tarassaco

 

tarassaco

 

Anche se in pieno inverno può risultare difficile individuare fiori di tarassaco (Taraxacum officinale), è possibile andare alla ricerca delle loro foglie e delle loro radici, che per uso officinale vengono raccolte anche in inverno, nel mese di febbraio. Le radici vengono utilizzate nella preparazione di rimedi erboristici dall’effetto diuretico e depurativo. Le foglie possono essereutilizzate in cucina per la preparazione di frittelle, come ingrediente di zuppe e minestre o come condimento per pasta e riso.

 

7) Ortica

 

ortica

 

Le foglie di ortica possono essere raccolte lungo tutto il corso dell’anno munendosi di guanti per proteggere le mani. Il loro potere irritante scompare dopo la bollitura o l’essiccazione. Le foglie d’ortica possono essere impiegate in cucina per la preparazione di zuppe, minestre e risotti. Possono rappresentare anche uno degli ingredienti da utilizzare nei canederli trentini o nel ripieno di ravioli e tortelli.

 

 

 

8) Stellaria media

 

stellaria media fonte foto: wikipedia.org

 

La stellaria media, conosciuta anche come centocchio comune, è una pianta spontanea dai fiori di colore bianco, diffusa in tutto il mondo e molto comune in Italia. E’ purtroppo spesso considerata una pianta infestante, motivo per cui si tende a non impiegarla in cucina, ma in regioni come la Liguria e la Toscana essa rientra nella preparazione di zuppe e minestre caserecce.

 

9) Macerone

 

macerone Fonte foto: downsizer.net

 

Il macerone è una pianta spontanea nota anche con il nome di cornioli comune, di prezzemolo alessandrino e, scientificamente, di Smyrnium olusatrum. Le sue foglie vengono raccolte in inverno, in particolare nelle regioni che si affacciano sul mare, e vengono consumate in insalata o impiegate nella preparazione di zuppe e minestre.

 

10) Spinacio selvatico

 

spinacio selvatico Fonte foto: wikipedia.org

 

Lo spinacio selvatico (Chenopodium bonus-henricus) rappresenta una specie vegetale perenne le cui foglie possono essere raccolte durante la stagione invernale. Le foglie dello spinacio selvatico possono essere utilizzate fresche e crude nella preparazione delle insalate, oppure possono essere impiegate come ingrediente durante la cottura di zuppe, minestre e risotti, oltre che nella preparazione di frittelle.

 

Marta Albè

 

Fonte: http://www.greenme.it/mangiare/altri-alimenti/9726-erbe-selvatiche-piante-commestibili-inverno

E’ periodo di raccolta !!! Tarassaco: Proprietà e Benefici

Il tarassaco è una pianta erbacea perenne diffusa un po’ ovunque e cresce fino ai 1.800 metri di altezza; il suo nome scientifico è Taraxacum officinale, ed è conosciuto anche col nome di dente di cane o dente di leone.

 

Il tarassaco cresce prevalentemente nei prati e si riconosce facilmente dai suoi fiori giallo intenso che lasciano presto il posto a globi soffici e piumosi chiamati soffioni. Il periodo migliore per la raccolta del tarassaco è a febbraio, oppure a settembre, prima che la pianta fiorisca, nel pieno della sua tenerezza e delle sue proprietà salutari.

Uno dei modi più consueti per consumare il tarassaco è in insalata con dell’ottimo olio extravergine di oliva, sale e aglio crudo tritato finemente.
Il tarassaco è ricco di inulina, contiene olio essenziale, tannino, flavonoidi, vitamina A e C, sali minerali, acido caffeico e cumarico, oltre a una mucillagine altamente idrofila.

Proprietà curative e benefici del Tarassaco

Il tarassaco presenta varie proprietà farmacologiche, grazie soprattutto alle sostanze amare che caratterizzano anche il suo gusto: tarassicina e inulina. Molto note le sue proprietà diuretiche tanto da essere chiamato con nome piscialetto nella tradizione contadina.

Oltre alle sue proprietà diuretiche il tarassaco è in grado di favorire l’aumento di bile e il suo passaggio dal fegato all’intestino, ma non solo, ha anche proprietà antinfiammatorie, purificanti, e disintossicanti nei confronti del fegato. Gli effetti diuretici e l’abbondanza di potassio possono contribuire a regolare la pressione arteriosa e la quantità di fluidi corporei.

Recente è la scoperta riguardante i calcoli biliari; il tarassaco è in grado di influire, non sul calcolo già esistente, ma bensì sulla predisposizione che l’organismo ha alla formazione di calcoli.
Decotto di Tarassaco
Il decotto viene consigliato per dare maggiore incisività agli effetti diuretici del tarassaco.

Metodo di preparazione: Prendere 15 grammi di radici essiccate e farle bollire per circa cinque minuti in 200 ml. di acqua, lasciare riposare il tutto per altri cinque minuti, filtrare e bere.
Consiglio
Se decidete di dedicarvi alla raccolta del tarassaco si consiglia vivamente di farlo lontano da strade molto frequentate e centri abitati, questo per evitare la possibilità, per altro neanche molto remote, di mangiare verdura inquinata. Molto spesso i prati nelle campagne dei centri abitati vengono concimati con sostanze altamente dannose all’organismo umano. Fare attenzione.
www.mr-loto.it/tarassaco.html

Tarassaco, curiosità
Alcuni studiosi fanno risalire l’origine della parola tarassaco a due termini greci: taraxis, che significa squilibrio e akas, che significa rimedio; già dal nome possiamo comprendere quali siano le proprietà fondamentali della pianta.
Interessanti i vari nomi con cui il tarassaco è conosciuto: dente di cane, dente di leone, piscialetto, stella gialla, capo di frate, girasole dei prati, cicoria selvatica, soffione, cicoria burda, barba del Signore e radicchiella.
Le proprietà e le virtù di questa formidabile pianta vengono scoperte solo nel XX secolo tanto che la terapia a base di tarassaco viene denominata “tarassacoterapia”

Sopravvivenza: Come costruire un Igloo

Spesso, e non a torto, associamo l’idea del freddo più intenso a poche immagini stereotipate, quelle di un mondo tanto diverso dal nostro. Gli orsi polari, i pinguini, il ghiaccio perenne. E ovviamente ci vengono anche in mente gli Eschimesi, gli uomini del freddo che vivono nelle loro case di ghiaccio, i famosi igloo. Difficilmente ci capiterà mai di trovarci a vivere in una dimora del genere, che pare più un freezer. Ma costruire un vero igloo (magari con gli amici) può essere un passatempo davvero divertente quando, durante la stagione invernale, abbiamo a disposizione un paio d’ore.

Occorrono:
una pala un contenitore quadrato in plastica
guanti da neve un coltello

Per prima cosa abbiamo bisogno di tanta neve. anche se sembra ovvio, meglio precisare,non si sa mai. Una parte del nostro cortile ancora intonsa dopo una lunga nevicata andrà bene. Dopodiché si traccia un cerchio sulla neve tanto grande quanto lo sarà il pavimento dell’igloo. Premere con i piedi sul fondo in modo da ottenere una distesa di neve sufficientemente pressata, sulla quale poseremo i blocchi.

 

Quindi poseremo la prima pietra. Ma quale pietra? E’ proprio di ghiaccio. In ogni caso, con una pala e dei guanti procediamo alla raccolta della neve che verrà poi posta in un contenitore di plastica. Va bene uno per alimenti a forma di parallelepipedo. La neve deve essere compressa in modo da formare un blocco solido che useremo come mattone (creazione blocchi di ghiaccio).

 

Poi formeremo un filare con questi blocchi che seguirà l’andamento del cerchio  Unire i blocchi tra loro utilizzando come “cemento” della neve soffice. Perché gradualmente le pareti si restringano, tagliare il filare in modo che si formi una spirale  Continuare la costruzione passo dopo passo aggiungendo sempre più filari.

 

Una volta che le pareti si restringono, diminuire lo spessore dei blocchi. Chiudi poi l’igloo con una lastra di neve pressata che fungerà da chiave di volta. Fissare questo ultimo blocco con estrema delicatezza. E’ consigliato mettere la lastra dall’interno. E’ buona norma, infatti, che uno dei costruttori si ponga dentro l’igloo in modo da poter poi sistemare gli ultimi blocchi dall’interno e non dall’esterno. (Chiusura dell’igloo).

Ora, però, abbiamo murato il nostro amico nella fortezza di neve. Per evitare che diventi un ghiacciolo egli aprirà dal di dentro con un coltello una porta alla base dell’igloo. Dovrà essere larga abbastanza da far passare un uomo accovacciato. Quando sarà necessario chiudere la porta si tirerà il blocco contro la parete in modo che rimanga un piccolo spazio per l’aria. Procediamo ora alla rifinitura della struttura tappando le fessure tra i vari blocchi.Cosa ne pensi?
Se arrivi fino a questo step complimenti! Vuol dire che hai completato con successo il tuo igloo! Non preoccuparti perciò se non hai i soldi per pagare l’affitto e vorresti magari lasciare la casa dei tuoi genitori. Adesso di casa ne hai una…almeno finché non si scioglie.

 

Come costruire un Igloo

di Edoardo Bitti difficoltà: difficile letto: 97 volte

Come costruire un Igloo Spesso, e non a torto, associamo l’idea del freddo più intenso a poche immagini stereotipate, quelle di un mondo tanto diverso dal nostro. Gli orsi polari, i pinguini, il ghiaccio perenne. E ovviamente ci vengono anche in mente gli Eschimesi, gli uomini del freddo che vivono nelle loro case di ghiaccio, i famosi igloo. Difficilmente ci capiterà mai di trovarci a vivere in una dimora del genere, che pare più un freezer. Ma costruire un vero igloo (magari con gli amici) può essere un passatempo davvero divertente quando, durante la stagione invernale, abbiamo a disposizione un paio d’ore.

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Occorrono:
una pala un contenitore quadrato in plastica
guanti da neve un coltello

Scopri come fare:

  • 1

    Per prima cosa abbiamo bisogno di tanta neve. anche se sembra ovvio, meglio precisare,non si sa mai. Una parte del nostro cortile ancora intonsa dopo una lunga nevicata andrà bene. Dopodiché si traccia un cerchio sulla neve tanto grande quanto lo sarà il pavimento dell’igloo. Premere con i piedi sul fondo in modo da ottenere una distesa di neve sufficientemente pressata, sulla quale poseremo i blocchi.

  • 2
    Come costruire un Igloo Quindi poseremo la prima pietra. Ma quale pietra? E’ proprio di ghiaccio. In ogni caso, con una pala e dei guanti procediamo alla raccolta della neve che verrà poi posta in un contenitore di plastica. Va bene uno per alimenti a forma di parallelepipedo. La neve deve essere compressa in modo da formare un blocco solido che useremo come mattone (creazione blocchi di ghiaccio)

  • 3
    Come costruire un Igloo Poi formeremo un filare con questi blocchi che seguirà l’andamento del cerchio  Unire i blocchi tra loro utilizzando come “cemento” della neve soffice  Approfondimento Come costruire una cuccia a forma di igloo (clicca qui) Perché gradualmente le pareti si restringano, tagliare il filare in modo che si formi una spirale  Continuare la costruzione passo dopo passo aggiungendo sempre più filari.

  • 4
    Come costruire un Igloo Una volta che le pareti si restringono, diminuire lo spessore dei blocchi. Chiudi poi l’igloo con una lastra di neve pressata che fungerà da chiave di volta. Fissare questo ultimo blocco con estrema delicatezza. E’ consigliato mettere la lastra dall’interno. E’ buona norma, infatti, che uno dei costruttori si ponga dentro l’igloo in modo da poter poi sistemare gli ultimi blocchi dall’interno e non dall’esterno. (Chiusura dell’igloo)

  • 5
    Come costruire un Igloo Ora, però, abbiamo murato il nostro amico nella fortezza di neve. Per evitare che diventi un ghiacciolo egli aprirà dal di dentro con un coltello una porta alla base dell’igloo. Dovrà essere larga abbastanza da far passare un uomo accovacciato. Quando sarà necessario chiudere la porta si tirerà il blocco contro la parete in modo che rimanga un piccolo spazio per l’aria. Procediamo ora alla rifinitura della struttura tappando le fessure tra i vari blocchi.Cosa ne pensi?
    Se arrivi fino a questo step complimenti! Vuol dire che hai completato con successo il tuo igloo! Non preoccuparti perciò se non hai i soldi per pagare l’affitto e vorresti magari lasciare la casa dei tuoi genitori. Adesso di casa ne hai una…almeno finché non si scioglie.

Stampa la guida 24 Agosto 2012, 19:45

Erbacce commestibili: 10 erbe spontanee da raccogliere e mangiare

 

In primavera e con l’estate dietro l’angolo, le belle giornate, il sole e le passeggiate si portano dietro la voglia irrefrenabile di raccogliere le profumatissime erbe ed i fiori che con i loro sfavillanti colori ricoprono prati verdi in campagne e vallate. Anche per quelli di noi un po’ meno esperti nel riconoscimento botanico è comunque una meravigliosa opportunità, basta organizzarsi con una delle tante guide tascabili, un paio di forbici ed un sacchettino di stoffa o meglio ancora un cestino per regalarsi gioia e soddisfazione che certo un po’ di insicurezza non può di sicuro impedirci di provare visto che per quella il rimedio è lì sotto i nostri occhi: delle belle immagini e delle dettagliate descrizioni!

 

 La raccolta di erbe spontanee commestibili poi ci permette di riappropiarci del valore della natura ricordandoci che le coltivazioni sono arrivate soltanto dopo e che una volta, tanto tempo fa i nostri avi raccoglievano quel che il territorio nel quale vivevano dava loro senza necessità di coltivare acri e acri monocoltura, evitando così di intaccare la biodiversità tanto importante per ogni specie su questo pianeta.

 

Proprio per questa ragione se tra le piante che descriverò si andrà ad intaccare l’esistenza della pianta stessa fornirò con piacere anche pillole di consigli su come non intaccarne invece la sua esistenza come specie sul territorio.

 

La raccolta di piante edibili spontanee poi ci ricorderà che una volta erano le stagioni che regolavano l’alimentazione e che bisognava essere previdenti e come delle brave formichine organizzarsi per i tempi di minore abbondanza.

 

Noi però pur non avendo la necessità di far scorte per l’inverno possiamo certamente ricavarne ottime erbe spontanee sia da mangiare crude in insalate che scottate leggermente a vapore o magari aggiunte a farinate, frittate o zuppe o al massimo per qualcuna si può sempre decidere di essiccarne foglie, fiori o semi.

 

Infine un suggerimento: se avete dubbi sul riconoscimento di una certa pianta fatele una bella fotografia e magari tagliatene una parte, conservatela e così una volta giunti a casa potrete cercarle con più criterio il nome; inoltre ricordatevi che il riconoscimento botanico non solo non è una cosa che si impara in dieci minuti ma deve essere molto accurato in quanto esistono piante molto simili ma con effetti totalmente opposti (è il caso di molte specie che hanno “sosia” tossiche) ma non preoccupatevi molto spesso capita per piante appartenenti alla stessa famiglia ma in ogni caso vale sempre la regole che se si hanno dubbi meglio non raccoglierle. Un trucchetto poi è imparare a riconoscere una certa pianta aspettando che sia fiorita, questo perché il fiore aiuta parecchio nel riconoscimento ed è per questo che è importante andare per erbe in questo periodo, più che per raccogliere tutto quello che vorremmo per imparare a riconoscerle e quindi poterle raccogliere l’anno prossimo con facilità!

 

Inoltre se posso suggerirvi un metodo che a me ha insegnato molto è quello della creazione di un erbario personale: io il mio primo erbario lo creai con l’aiuto di mia zia all’età di 8 anni e da quel giorno non smisi più. Ora gli erbari sono diventati 2, molto grandi e catalogati per benino ed a breve diventeranno 3. Non è solo un modo magnifico per approcciarsi alla conoscenza ma è anche molto utile quando si cresce perché si comprende che la natura non è fatta solo da quelle 10 varietà tra frutta e verdura che vengono coltivate in tutto il mondo a scopo commerciale ma che là fuori tra prati e campi c’è tutta una varietà di specie ricche e molto più adattate di quello che invece noi immaginiamo.

 

Esistono poi addirittura corsi di riconoscimento di erbe spontanee, perciò se la cosa vi interessa un’altro buon metodo è quello di frequentarne uno.

 

Le più comuni, sicure e facili da riconoscer sono sicuramente, secondo la mia esperienza, le 10 piante che mi accingo a descrivervi ma prima ricordatevi sempre che per non sbagliare dovete sempre fare riferimento al nome latino e non a quello volgare, inoltre iniziate ad imparare a riconoscerne due o tre prima di passare a riconoscere le altre:

 

1) La cicoria vera (Cichorium intybus)

 

1b_vera_cicoria2

 

E’ una pianta comunissima in pianura, fiorisce in estate e la raccolta avviene prima della fioritura; di essa si mangiano sia le foglie (crude o cotte) che i giovani germogli in insalata preparando le cosiddette “puntarelle alla romana” ovviamente per chi è vegan o vegetariano sostituendo le povere acciughine con dei deliziosi capperi salati.

 

vera_cicoria

 

Impossibile non ricordare poi che una volta con la radice di cicoria veniva preparato un ottimo sostituto del caffè.

 

2) La bardana (Arctium lappa)

 

3a_bardana

E’ molto comune lungo i fossati ma anche in montagna a quote basse. Fiorisce in estate, si raccoglie e si usa la radice, lo stelo fiorale, i piccioli e le foglie. Una volta raccolta la radice è buona norma spargere tutt’intorno alla zona i semi (staccandoli dalla pianta). La radice è grossa nelle piante di 2-3 anni mentre nelle piante più piccine è bene raccogliere solo le foglie e i piccioli in quanto la radice che troveremmo sarebbe davvero troppo piccina. La radice va cotta a lungo magari a vapore e quindi condita con del semplice olio evo. Lo stelo fiorale (prima della fioritura) va pulito dalle foglie e dalla parte fibrosa esterna e quindi va cotto anch’esso. Infine i piccioli possono essere cotti e fritti con della semplice pastella di farina di ceci e birra ghiacciata. Il suo sapore ricorda molto il carciofo.

 

3) La carota selvatica (Daucus carota )

 

9b_carota_selvatica2

 

E’ molto comune soprattutto in luoghi pietrosi ed spesso presente in grandi distese; fiorisce in estate. Si mangia sia la radice a fittone che le foglie, sia crude in insalata che aggiunte a zuppe o minestre. E’ bene quindi se si sceglie di raccoglierne le radici lasciare sempre qualche piantina nella zona conservandone così la sua presenza sul territorio.

 

4) Il dente di leone o tarassaco (Taraxacum officinale)

 

2_tarassaco

 

Le sue foglie amare e con alto contenuto di ferro sono commestibili e ottime. Le rosette delle foglie basali si mangiano cotte e condite con un goccio di olio evo.

 

5) L’ ortica (Urtica dioica)

 

ortica

 

Forse la pianta più comune in orti e prati, a ridosso di muri ed in zone molto assolate, fiorisce in estate. Il suo sapore ricorda gli spinaci, ha un alto contenuto di vitamina C, ferro, mucillagini; va consumata cotte in insalata, o aggiunta a zuppe o minestre o anche usata per ripieni di ravioli o in farinate e frittate.

 

6) La piantaggine (di piantaggine-Plantago- ne esistono tantissime specie diverse)

 

4d_piantaggine_lanceolata

 

Diffusissima ai bordi dei sentieri, nei prati di montagna e nelle zone incolte; è ottima mangiata cotta in associazione ad altre erbe o usando le sue foglie più giovani crude raccogliendo le rosette più tenere da fare in insalata oppure in farinate o frittate. Essendo una perenne è possibile raccoglierla tutto l’anno e data la sua diffusione non c’è timore di raccoglierne in quantità tale da comprometterne la sopravvivenza.

 

7) La borragine (Borago officinalis)

 

borragine

 

E’ una specie annuale che vive lungo i margini delle strade di campagna e dei campi non coltivati. Si usa tutta la pianta: le foglie più tenere si raccolgono prima della fioritura e si mangiano lessate e condite, oppure crude in insalata o ancora usate in risotti, ravioli, farinate o frittate oppure le più grandi intere impanate e fritte. I fiori di borragine si raccolgono insieme ai nuovi germogli e vengono impiegati crudi per insalate miste o per decorare i piatti.

 

Può essere essiccata per l’inverno.

 

8) La malva (Malva sylvestris)

 

malva

 

La malva selvatica è molto comune, utilizzata soprattutto per le vie respiratorie e le mucose, fiorisce in primavera ed autunno; si mangiano le foglie cotte aggiunte insieme ad altre erbe in zuppe oppure i fiori e le foglie giovani crude in insalata.

 

9) Il finocchio selvatico (Foeniculum sylvestre )

 

finocchio_selvatico

 

Fiorisce in luglio e agosto, si consuma sia crudo in insalata che cotto in stufati e come verdura di accompagnamento a secondi piatti. I germogli teneri si usano nelle minestre oppure si mangiano crudi in pinzimonio. Inoltre è possibile raccogliere i semi in tarda estate per farne liquori o tisane.

 

10) La margherita pratolina (Bellis perennis )

 

margherita_pratolina

 

Le margheritine sono comunissime, si utilizzano le foglie più tenere, raccolte prima della fioritura, nelle insalate o nei minestroni, unite alle altre verdure. I fiori di margheritina stimolano la diuresi ed hanno un’ azione disintossicante: per potenziarne le proprietà depurative, l’ideale è miscelarli ad altre piante spontanee come tarassaco, ortica e cicoria.

Tosse e febbre? Ci pensa il cipresso!

Un rimedio naturale contro l’influenza di stagione

Si sa, più ci si avvicina al Natale e più si incombe nel pericolo di cadere vittime di tosse, faringite, tracheite e febbre.

Merito anche del tempo che sicuramente in questo ultimo periodo ci ha abituati a sbalzi di temperatura buschi ed intemperie che non fanno altro che minare la nostra salute.

Cosa fare? Se le farmacie sono prese d’assalto fate un salto presso l’erboristeria più vicina a casa vostra dove potrete trovare un buonissimo rimedio contro i sintomi di influenza e tosse.

Il cipresso viene infatti considerato ottimo rimedio naturale balsamico, attraverso un decotto molto semplice da preparare seguendo un metodo del tutto tradizionale.

Occorrono 200 ml di acqua fredda in cui verranno versati 1 cucchiaio di raso di cipresso, foglie e rami e portare ad ebollizione. Richiede giusto 2 minuti dopodiché lasciare altri 5 minuti in infusione per poi filtrare e prima di berlo aggiungere 1 cucchiaio di miele almeno 2/3 volte al giorno.

Visualizza altro http://benessere.atuttonet.it/consigli/tosse-e-febbre-ci-pensa-il-cipresso.php#ixzz2LFSYN6Po

20 usi alternativi delle patate ai loro impieghi culinari

Le patate si prestano ad essere impiegate in numerosissime ricette di cucina e sono tra gli ortaggi più amati da portare sulla tavola, molto apprezzate anche da parte di bambini per il loro buon sapore. Esse possono rappresentare un valido aiuto come dei veri e propri rimedi naturali per la cura della salute e della bellezza, ma anche della casa e del giardino.

Ecco venti usi delle patate alternativi ai loro impieghi culinari.

Uso delle patate per migliorare SALUTE E BELLEZZA

1) patate contro Scottature solari

Fette e bucce di patate rappresentano uno dei più noti rimedi naturali da applicare sulla pelle in caso di scottature solari. L’effetto calmantedei bruciori e lenitivo dei rossori delle patate è attribuito al loro contenuto di amido.

2) patate come trattamento antietà

L’acqua di cottura della patate può essere conservata e lasciata raffreddare o intiepidire, per poi essere impiegata per la detersione del viso. Ad essa vengono attribuite delle proprietà benefiche come trattamento antietà.

3) patate contro Borse e occhiaie

Un rimedio naturale per attenuare borse ed occhiaie è costituito dall’applicazione nelle zone interessate di fettine sottili di patate. La loro azione permetterà di ridurre sia il gonfiore che i segni causati dalla stanchezza.

4) patate contro il Mal di testa

Tra i rimedi naturali per alleviare il mal di testa, vi è l’utilizzo di fettine di patata da strofinare sulle tempie con movimenti circolari e con delicatezza, in modo da alleviare i fastidi. Sappiamo che il mal di testa può essere molto fastidioso. Mettere all’opera questo rimedio naturale è molto semplice e rapido. Tentar non nuoce.

5) patate contro l’Insonnia

Si dice che mangiare delle patate lessate per cena possa favorire un buon sonno ristoratore. Ciò sarebbe dovuto alla capacità delle patate di riequilibrare l’acidità del nostro stomaco, in modo tale che problemi di digestione non ci disturbino durante il sonno.

6) patate contro le Verruche

L’utilizzo di patate rappresenta un rimedio naturale tipico della tradizione popolare al fine di accelerare la scomparsa delle verruche. Una fettina di patata dovrebbe essere strofinata ogni giorno sulla verruca, fino alla sua scomparsa. Il contenuto di potassio e di vitamina C delle patate potrebbe essere la chiave per la risoluzione del problema.

7) Maschera per il viso di patate

Una maschera per il viso dall’effetto emolliente può essere ottenuta mescolando una patata lessata ed in seguito schiacciata con una forchetta ad un cucchiaino di succo di limone. La maschera deve essere applicata sul viso e lasciata agire per una decina di minuti, prima di essere risciacquata con acqua tiepida.

8) Impacchi caldi e freddi

Le patate mantengono a lungo le temperature sia calde che fredde. Per questo motivo possono essere utilizzate per effettuare degli impacchi alla temperatura desiderata in sostituzione della borsa dell’acqua calda o del ghiaccio, dopo averle riscaldate o raffreddate ed avvolte in una garza o in un fazzoletto.

9) curare l’Acne con le patate

Un semplice rimedio naturale contro foruncoletti, punti neri e piccole imperfezioni consiste nello strofinare sulla parte interessata una fettina di patata cruda, in modo che il succo in essa contenuto possa entrare a contatto con la pelle e possa essere lasciato agire per alcuni minuti prima di risciacquare, in modo da favorire la guarigione e la scomparsa delle imperfezioni.

10) Reumatismi

Il succo di patata cruda è considerato come un ottimo rimedio naturale contro i reumatismi. La tradizione popolare vede inoltre l’impiego di impacchi a base di patata sulle zone interessate dai dolori, con particolare riferimento al collo, al fine di alleviarli.

Uso delle patate per i problemi di CASA E GIARDINO

11) Macchie e colla sulle mani

Per agevolare la rimozione di macchie e di colla dalle mani, si consiglia di strofinare su di esse una fettina di patata cruda, prima di procedere al normale lavaggio. L’azione dell’amidoammorbidisce la pelle e facilita la rimozione di residui di colla e sporco.

12) Sale in eccesso

Se avete esagerato con l’aggiunta di sale nell’acqua della pasta o nel brodo per il minestrone o la zuppa, e ve ne rendete conto mentre la pentola si trova ancora sul fuoco, aggiungete alla preparazione una piccola patata intera, che assorbirà il sale in eccesso.

13) Pulizia delle scarpe

Per la pulizia delle scarpe costituite da materiali impermeabili e per quanto riguarda le suole in gomma, è possibile facilitare la rimozione dello sporco strofinando le parti interessate con una fettina di patata cruda, prima di passare all’utilizzo di un panno o di una spazzola per le scarpe.

14) Compost

Non dimenticate di conservare le bucce di patata e di destinarle alla vostra compostiera da balcone o al cassone per il compost che avete posizionato vicino al vostro orto o in giardino. In questo modo alleggerirete la quantità dei rifiuti prodotti quotidianamente da destinare allo smaltimento.

15) Orto

Potreste pensare di conservare alcune delle vostre patate per provare a piantarle nel vostro orto o in un vaso. Prima di piantare le patate, è necessario che esse inizino a germogliare. Perché ciò avvenga, devono essere riposte in un luogo luminoso per alcuni giorni. Se dalle patate conservate in cantina o in dispensa alcuni germogli hanno iniziato a spuntare, approfittatene per utilizzarle per la nascita di nuove piantine. E’ consigliabile tagliare le patate germogliate in varie parti prima di interrarle.

16) Pulizia di attrezzi arrugginiti

Per la pulizia di attrezzi arrugginiti, si consiglia di strofinare gli stessi utilizzando dapprima dellefettine di patate crude ed in seguito della cenere di legna. L’impiego delle patate dovrebbe contribuire a facilitare la rimozione della ruggine.

17) Patate per la Pulizia dell’argenteria

Un semplice rimedio per pulire e lucidare l’argenteria consiste nel conservare l’acqua di cottura, non salata, delle patate. Le patate devono essere rimosse dalla loro acqua di cottura e l’argenteria deve essere lasciata immersa nel liquido tiepido per un’ora, prima di essere risciacquata.

18) Stampini decorativi

Ecco un’idea semplicissima per realizzare degli stampini decorativi che i bambini possono utilizzare per i lavoretti. Si tratta semplicemente di suddividere una patata a metà e di intagliare delle forme geometriche nella sua polpa. La patata verrà immersa nei colori a tempera ed utilizzata come se si trattasse di uno stampino.

19) Vasi di fiori

Se avete deciso di decorare la tavola con dei fiori recisi a stelo lungo, ma non avete a disposizione i materiali utilizzati dai fioristi in cui fissare gli steli in modo che i fiori rimangano nella posizione desiderata, sostituite il tutto con una patata tagliata a metà da utilizzare come base.

20) Gerani

Una patata cruda può essere utilizzata nel trapianto dei vostri nuovi gerani, in modo da dare a questi fiori il nutrimento loro necessario. Praticate un foro nella patata, inserite lo stelo e piantate il tutto in un vaso ricolmo di terriccio.

Condividete questo articolo utilizzando gli appositi bottoni di sharing, aiuterete qualcuno che non sa ancora i fantastici utilizzi di una semplice patata!

 

Sapete riconoscere la Cicuta ?

Questi sono i giorni giusti per imparare a riconoscerla.
Ha una pessima nomea perché la ricordiamo come la pianta che hanno usato per uccidere Socrate.

I libri sulle erbe raccontano di bambini fortemente intossicati perchè giocavano con il suo fusto cavo usandolo come cerbottana.

Il veleno che contiene si chiama “coniina”, un alcaloide tossico che provoca l’interruzione nei collegamenti dei nervi che comandano i muscoli.

La paralisi comincia dalla gola con grandi difficoltà ad inghiottire, poi interessa i muscoli delle gambe e sale fino ad interessare i muscoli del torace paralizzando i movimenti respiratori.

Si muore per asfissia e non è una bella morte.

A Socrate non gli hanno fatto bere solo il succo di semi immaturi di Cicuta Maggiore ma, facendo egli parte della “elite” ateniese gli hanno preparato una bevanda più complessa affinché la sua fosse una morte dolce.

Insieme alla Cicuta c’era il Laudano (oppio) il miele ed il vino.
Il miele ed il vino hanno reso meno disgustosa la bevanda, l’oppio l’ha fatto addormentare prima che la cicuta lo paralizzasse, soffocandolo.

E’ una pianta biennale, almeno nel territorio che frequentiamo. In altre parole è presente nei posti in cui cresce di solito un anno si ed un anno no.

Questo è l’anno si e sui bordi delle strade se ne trova moltissima.

E’ una pianta alta, evidente, più alta delle altre erbe che gli crescono intorno.

Notate quanto è più alta dell’ortica che gli cresce accanto.

Notate i fiori bianchi, le foglie che ricordano il prezzemolo

Il fusto macchiato di rosso

Ha uno strano odore, spiacevole.
Dicono che la cicuta sia facilmente riconoscibile dall’odore perché ha l’odore di urina di topo come se uno oggi avesse esperienza quotidiana dell’odore di urina di topo riconoscendolo immediatamente.
Io non so quale sia l’odore dell’urina di topo, non ne ho mai avuta esperienza.

E’ una pianta che si usa verde e fresca.
I semi immaturi contengono fino al 2% della sostanza tossica.
Il succo si ottiene dai semi, pestandoli a freddo.
E’ molto solubile in alcool, quindi se ne può fare una tintura mettendo i semi freschi a macerare nell’alcool per un paio di settimane. E poi usavano la frizione e la tintura contro reumatismi e artrite.

Nell’antichità la usavano a piccolissime dosi anche come medicina ma, lo sconsigliamo fortemente. Aggiungendo qualche goccia di acido solforico alla tintura alcolica si ottiene un precipitato di coniina pura in grossi cristalli.

E’ un veleno mortale molto potente, non giocateci.

SOPRAVVIVENZA: SE CI SI PERDE, COSA FARE? COME SALVARSI? COME COMPORTARSI?

Regole generali su come comportarsi

Nella maggior parte dei casi ci si perde per questioni di disorganizzazione (l’idea di base dovrebbe difatti essere: prevenire piuttosto che curare). In luoghi “ostili” e/o lontani dalla civiltà è quindi sempre meglio fare in modo che:

Tutti siano puntuali ai ritrovi (se ci si allontana dal gruppo: avvisare sempre).

  • Ciascun componente del gruppo abbia qualcuno da sorvegliare.
  • Senza esperienza non ci si trovi ad affrontare soli zone impervie.
  • Se si viaggia in luoghi sconosciuti è sempre buona norma munirsi di bussola e kit di sopravvivenza.
  • Il nostro occhio evidenzi dei riferimenti, magari lasciando dei segni riconoscibili (bastoni piantati, ecc.).

Vediamo ora cosa fare e cosa non fare mai in caso di smarrimento:

  • Se si è in gruppo è sempre meglio rimanere uniti, mai separarsi.
  • Mai disperarsi, è controproducente: serve sempre una mente lucida per potersi salvare (se possibile infondere fiducia nei compagni scoraggiati).
  • In zone fredde mantenersi sempre coperti e “caldi” (il movimento genera calore).
  • Se possibile indossare qualcosa di visibile e chiaro, che attiri l’attenzione anche a distanza.
  • Non mangiare/toccare niente di cui non si è più che certi.
  • Stare a debita distanza da pericoli quali: corsi d’acqua (torrenti, laghi, ecc.), dirupi, terreni non stabili e animali.

 

Se c’è speranza che i soccorsi ci trovino in tempi ragionevoli

 

Sopravvivere in questo caso equivale a rimanere caldi ed asciutti mentre si aspettano i soccorsi:

 

  • Per prima cosa, appena ci accorgiamo di esserci dispersi, proviamo a chiamare e urlare con tutte le nostre forze (se ciò non dovesse avere esito positivo entro 10-15 minuti, smettiamo immediatamente e sediamoci per recuperare le energie).
  • Stare in un posto fisso ed evitare di allontanarsi (i soccorsi e gli ultimi che ci hanno visti saranno facilitati nel ritrovarci).
  • Trovare un posto sicuro e comodo per aspettare, l’attesa non ci spaventa (niente luoghi nascosti, meglio anzi optare per aree che garantiscano visuale, sicurezza e un riparo).
  • In assenza di aree sicure approntare un riparo temporaneo.

Se siamo certi che nessuno ci troverà

 

  • Memorizzare dei punti di riferimento il più possibile stabili (aiutandosi a memorizzare con la fantasia e/o lasciando segni).
  • Prendere una direzione (preferibilmente quella da cui siamo venuti e/o quella che ci sembra più corta) e seguirla senza cambiare mai (se ci si trova ad esempio in un bosco, seguendo questo metodo prima o poi se ne uscirà); in montagna ad esempio cercare di scendere a valle (in aree non ripide, dalle quali sia possibile fare eventualmente “retromarcia”).
  • Orientarsi con i punti cardinali.
  • Proseguire su sentieri e/o luoghi in cui troviamo segni di civiltà (oggetti, asfalto, luoghi abitati, ecc.).
  • Mantenere un passo regolare: “lungo e ben disteso”.
  • Di tanto in tanto riposarsi approfittando ad esempio della pausa per lasciare qualche segno che resista alle intemperie (una freccia, una scritta, ecc.).
  • Mantenere un conteggio del tempo e dello spazio percorso (es. contando i passi e i movimenti del sole).

Rhipsalis la cactacea: LA PIANTA ANTISTRESS

 

Da diversi anni è noto che il colore verde delle piante ha un effetto rilassante e che molte specie purificano l’aria dagli agenti inquinanti, ma ora c’è una  novità.

 

Pochi giorni fa mentre mi trovavo dal parrucchiere in attesa del mio turno, sfogliando una rivista, ho trovato un articolo su una pianta, di cui nemmeno conoscevo l’esistenza, che mi ha colpito per le sue proprietà molto interessanti.

 

L’articolo riportava la notizia che un recente studio condotto dall’Università del Surrey, in Inghilterra, ha dimostrato che una pianta della famiglia delle cactacee, chiamata rhipsalis, ha forti proprietà antistress!
 

 

 

 

Pare che questa sempreverde, che alle nostre latitudini si coltiva in appartamento, oltre al già conosciuto effetto calmante, possegga proprietà che combattono lo stress al punto che averne alcuni esemplari in casa, o sulle scrivanie degli uffici, abbassa notevolmente il livello di stress rispetto ai luoghi in cui non è presente.
La rhipsalis, oltre a queste particolari doti, con i suoi lunghi viticci a crescita veloce è una pianta molto decorativa.
In natura cresce nelle foreste pluviali del Centro e Sud America, in Africa e in alcune isole dell’Oceano Indiano, sui tronchi dei grossi alberi in penombra, facendo penzolare i suoi lunghi steli verdi fino al terreno.Ne esistono moltissime specie, con una grande varietà di colori e forme, ma la differenza di aspetto tra le specie può essere molta.
Possono essere a sviluppo verticale, oppure ricadente, con fusti più o meno succulenti e più o meno sottili; la maggior parte sono prive di spine, ma spesso sono coperte da piccoli peli.
I piccoli fiori che nella maggior parte delle specie sbocciano verso la parte finale degli steli, possono essere di colore bianco o giallo, o rosa, raramente rossi.
I frutti che succedono ai fiori ricordano per la forma i frutti di bosco.
 
 
Essendo una pianta di facile coltivazione non ha bisogno di molte cure, ma la luce non le deve mai mancare, anche se teme i raggi diretti del sole, soprattutto nei mesi più caldi dell’anno, quando è opportuno ombreggiarla.
In casa va posizionata possibilmente esposta a nord e vicino ad una finestra.
Teme molto il freddo, quindi la temperatura ideale é tra i 18° e i 21°, con un margine di 5° in più o in meno; in inverno è consigliabile mantenerla ad una temperatura non inferiore ai 13°.
 

 

La rhipsalis ha una chioma rigogliosa che cresce molto rapidamente formando una vera e propria cascata verde, oppure mantenendo un aspetto compatto si possono ottenere composizioni di più specie come quella nell’immagine sopra.
Per contenerne l’esuberanza, può essere potata senza correre troppi rischi, ma tagliando per gradi, dal basso verso l’alto, evitando i periodi dell’anno di maggiore crescita.
 
 
Le annaffiature devono essere regolari per tutta la stagione vegetativa, da aprile a settembre, fornita ogni volta che il terreno è asciutto; se l’estate è paricolarmente calda è meglio vaporizzare la pianta con acqua distillata.
In autunno e in inverno è opportuno garantire un periodo di riposo, diminuendo l’apporto di acqua.Il terreno di coltivazione deve essere ben drenante e non particolarmente ricco.
Nel caso di rinvaso aggiungere ghiaia o pietra pomice sul fondo perevitare ristagni idrici, che possono causare marciume radicale.
L’eccessiva umidità può causare attacchi da parte di acari e cocciniglia.
La concimazione deve essere somministrata miscelando del concime liquido per cactacee nell’acqua delle annaffiature ogni 15-20 giorni dall’inizio della primavera alla fine dell’estate.

 

La rhipsalis può essere moltiplicata per talea, da praticare in estate, prelevando piccole parti di fusto da far radicare in un miscuglio di sabbia e torba e da mantenere umido fino a radicazione; ci vorrà qualche mese per poterle interrare in vasi singoli.Il suo curioso nome prende origine dalla parola greca Rhips che significa vimini e si riferisce alla massa dei sottili fusti che ne formano il corpo.

 


Tra le oltre 60 varietà esistenti, le più diffuse sono: Rhipsalis cassutha, dal portamento ricadente e cespuglioso, presenta rami verde chiaro, lunghi anche mezzo metro.
In giugno-luglio, produce fiori bianco-giallastri ai quali seguono frutti bianchi o rosa chiaro.

 

 

Rhipsalis pilocarpa, inizialmente eretta, tende a diventare ricadente con il passare del tempo; i fusti principali hanno numerose ramificazioni, con peli lunghi e setosi.
Alle estremità dei rami sbocciano fiori molto profumati e grandi circa 2 cm.

 

 

Rhipsalis cereuscula: priva di spine e con fusti molto sottili e ramificati, produce piccoli fiorellini color panna. dal portamento cespuglioso e ricadente, presenta ramificazioni lunghe 10-30 cm; in primavera produce fiori bianchi all’interno e verde-rosato all’esterno.

 

 

Rhipsalis baccifera: produce fiori bianchi o gialli, e in seguito piccoli frutti tondeggianti e traslucidi che possono restare sulla pianta anche per anni.
Ha portamento ricadente, con fusti lunghi, lisci e carnosi, di colore verde chiaro; ideale per contenitori appesi.
 

 

 

 

Rhipsalis capilliformis, con lunghi fusti sottili con numerose ramificazioni molto sottili e lunghe dai 20 ai 40 cm. In giugno produce fiori bianco-verdastri, seguiti da frutti biancastri.

 

Segliete quella che più vi piace e seguite le semplici regole di coltivazione che ho trovato nelle mie ricerche ed avrete la casa piena di bellissime, verdi, rilassanti, rhipsalis, e fatemi sapere se funziona l’effetto antistress!

 

 
Di Ilaria Benassi

 

Questo articolo può essere ripubblicato solo con  il consenso dell’autore

 

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