A.S.D. SOS 2012® - Lazio, Lombardia, Toscana, Marche, Puglia, Campania, Sicilia
+39 347 632 1594

Mese: Novembre 2019

Approntare un riparo di fortuna: dove e perchè

Perchè un ricovero

Lo scopo principale per cui viene costruito un ricovero, fondamentalmente, è quello di conservare il più a lungo possibile il corpo proteggendolo dagli elementi naturali (rimanere caldi, asciutti e in forze). Sarà quindi basilarmente necessario:

  • Avere spazio per accendere un fuoco.
  • Dar vita a strutture sufficientemente grandi da garantire una certa comodità nei movimenti ma non tanto da disperdere il prezioso calore prodotto (ad esempio dall’accensione di un fuoco).
  • Altra esigenza irrinunciabile è quella di garantire una continua ventilazione che impedisca nell’area d’azione l’accumulo di ossido di carbonio (generato dalla combustione).

Come procedere: quali le scelte e su cosa riflettere

La realizzazione di un ricovero sicuro non risulta un’impresa impossibile ma necessita inevitabilmente l’applicazione di alcune norme teoriche e pratiche molto importanti:

  • Pericoli naturali – Il riparo deve situarsi in aree sicure rispetto a pericoli naturali (quali valanghe, piene di corsi d’acqua, caduta massi, ecc.); evitare quindi canaloni letti di fiumi (ecc.).
  • Punto strategico – Individuare un punto strategico tale da avere a portata: fonti idriche, di cibo e legna (non troppo vicine ovviamente); deve essere possibile reperire: cibo (vegetale ed eventualmente animale), materiale da ardere e da utilizzare per la costruzione (sia del riparo sia di utensili).
  • Risultare visibili – Se ci troviamo in difficoltà, la locazione che scegliamo deve inoltre essere il più possibile visibile da eventuali soccorsi; è solitamente conveniente cercare un luogo vicino ad un bosco (non propriamente al suo interno, si rischia di non essere visti).
  • Variabili d’ambiente – Tenere sempre presenti le “variabili” di “stagione” e di “locazione” (condizioni climatiche, animali, insetti, ecc.) e reagire di conseguenza; a seconda della stagione e del clima scegliere ad esempio la cima di una collina (in climi tropicali, per il benefico effetto della ventilazione che terrà lontani insetti e calore) o il riparo di un costone roccioso; in inverno e in zone impervie scegliere aree al riparo: dal vento, dal freddo e dalla neve.
  • Il terreno – La pendenza del terreno non deve essere esagerata; i terreni scoscesi potrebbero provocare slittamenti o ad esempio dannosi scompensi dovuti all’irregolare circolazione sanguigna durante il riposo.
  • Umidità – In caso di permanenza prolungata (soprattutto notturna) controllare l’umidità della zona; se esiste scelta, sono sconsigliate le zone paludose che, oltre ad essere umide sono molto probabilmente popolate da insetti con i quali sarebbe problematica una “convivenza”.
  • Per quanto – Approntare il ricovero (solidità, studio dei dettagli, ecc.) in base al tempo che si calcola di restarci; il tempo di permanenza nel luogo è fattore importante per decidere il grado di accuratezza dell’organizzazione.

Come costruire una zattera di fortuna

Cosa può essere utile nella progettazione di una zattera in sopravvivenza

In ambienti marini, lacustri, fluviali (ecc.) può capitare di dover navigare o semplicemente attraversare zone ricoperte d’acqua al fine di raggiungere una costa o ad esempio una nave che ci tragga in salvo. La prima cosa da fare è elaborare (se non per iscritto almeno a mente) un progetto di ciò che ci apprestiamo a “mettere insieme”, fatto questo occorre procurarsi la materia prima atta ad approntare l’imbarcazione di fortuna:
La base galleggiante – Legna (tronchi, più tronchi uguale più distribuzione dei pesi e quindi maggiore portata), copertoni, camere ad aria o bidoni di plastica chiusi ermeticamente (insomma qualcosa di solido e allo stesso tempo abbastanza leggero da galleggiare).
Corda – Più corde lunghe e robuste (anche ricavate dalla vegetazione, di qualsiasi materiale purchè resistenti all’usura e alla tensione a cui verranno sottoposte); in assenza di corde e nell’impossibilità di costruirne, la zattera può essere tenuta insieme anche incastrando saldamente tra loro le parti compositive del “mezzo”.
Coperture – Se possibile qualcosa di piatto che saldamente tenga insieme i galleggianti su cui poi stare durante la navigazione (es. pezzi leggeri di edifici come porte, persiane, ecc.); se pensiamo che la traversata durerà molto possiamo approntare poi una qualche copertura a “v” o a “tettoia” (protezione contro sole, pioggia, ecc.).
Strumenti di navigazione – Sarebbe molto utile una salda e ampia vela “ammainabile” (ottenuta magari unendo fogliame di gradi dimensioni, vestiti, coperte, ecc.) e sicuramente uno o più remi/pagaie (bastoni lunghi e resistenti se si deve attraversare ad esempio un fiume poco profondo, bastoni medi con delle parti piatte legate a “x” per tragitti di altro genere); se infine le condizioni lo permettono un qualcosa di piatto semi-immerso perpendicolarmente sul retro che dia la possibilità di essere “girato” al fine di alterare la direzione di navigazione.

Cosa tenere presente nella costruzione di una zattera di sopravvivenza

Vediamo ora cosa tenere presente durante la costruzione della nostra “zattera di salvataggio”:
Trasporto e strumenti – Non di secondaria importanza è poi il poter trasportare fino al luogo di ammaraggio i materiali da costruzione intatti (senza correre rischi) e soprattutto il poterli “lavorare” (un coltello è sempre utile ma rocce o oggetti taglienti possono in taluni casi risultare buoni sostituti; per il “martello” usiamo rocce sferiche di media dimensione); ricordiamo poi che l’imbarcazione finita potrebbe dimostrare un certo peso, stiamo quindi vicini alla riva ed eventualmente costruiamo uno “scivolo”.
I galleggianti – E’ possibile usare dei tronchi di media dimensione e legno leggero, contenitori in plastica chiusi ermeticamente, pneumatici, camere ad aria, ecc.; se si decide di utilizzare oggetti gonfiati è buona norma assicurarsi che durante la navigazione non ci sia qualcosa che li possa forare (spine, scogli, ecc.)
Coesione – Se i galleggianti e ciascuna altra componente dell’imbarcazione non sono tenuti insieme in modo intelligente in breve il tutto cederà agli urti dell’acqua; in assenza di chiodi adatti è comune l’uso di corde (anche ricavate dalla vegetazione) o i caso estremo di sistemi ad incastro; nel dare “coesione” ricordiamo un unico principio: tutte le componenti devono poter subire pressioni almeno dal basso (acqua) e dall’alto (equipaggio) senza danneggiarsi (usiamo più corda possibile, facciamola girare e “penetrare” il più possibile attorno a ciascuna componenti della barca).
Sicurezza – Risulta spesso utile avere la possibilità di aggrapparsi a qualcosa di solido, di affrancare i remi ed eventualmente di chiudere/ritirare la vela; facoltativamente una cesta/scatola ben affrancata (per trasportare cibo, strumenti per la segnalazione, attrezzi per riparazioni e/o pesca, ecc.).
Navigare – Perchè un natante sia minimamente adatto alla navigazione è necessario che sia più lungo che largo; in secondo luogo, per stare a galla, se di legno, deve avere una doppia struttura di tronchi fissati e sovrapposti in direzione opposta (sotto quelli pesanti, sopra i più leggeri, questo perchè il legno galleggia ma non abbastanza da sostenere forti pesi; una parte resterà difatti sommersa).
Resistenza – Prima di effettuare il vero e proprio “ammaraggio” è indispensabile testare prima su terra e poi in acque poco profonde la stabilità, la robustezza e la funzionalità della zattera; mai caricare oggetti inutili, se abbiamo usato del legno come galleggiante ricordiamo che la massima portata si aggirerà attorno alle 2-3 persone (durante la navigazione stiamo il più possibile seduti senza danneggiare lo “scafo”).Le indicazioni qui riportate non fanno parte di un vero e proprio progetto da seguire passo passo (in situazioni di pericolo non sapremmo come comportarci) ma possono essere considerate come consigli atti a realizzare una zattera in grado di resistere il tempo necessario a raggiungere la propria “salvezza”.

Sopravvivere: esempi di semplici ricoveri/ripari di fortuna

Immagine documentoEsempi pratici di ricoveri

Costruire un riparo temporaneo non è un’impresa impossibile ma a volte, in situazioni di pericolo e/o sopravvivenza, può essere piuttosto problematico se del tutto inesperti; complice l’agitazione si rischia di non impostare il corretto “rifugio di fortuna” o la posizione più consona. A questo proposito analizzeremo di seguito alcune tra le più semplici ed efficaci strutture di ricovero realizzabili con materiali di fortuna:

  1. A copertura – 3 sostegni appoggiati in modo equilibrato di cui 2 lunghi (della stessa lunghezza) e 1  corto o 2 corti e 1 lungo, legati in un unico punto e con una piccola apertura (ottimo per dormire).
  2. A tettoia – 5 sostegni di cui 1 lungo e 4 corti legati in due punti con un’apertura ampia (per brevi soste o riparo di oggetti utili).
  3. Tenda “indiana” – Un minimo di 3 sostegni della stessa lunghezza legati insieme in un unico punto con apertura ad appoggio (ideale per soste di media durata).
  4. Tenda comune – 5 sostegni di cui 1 lungo e 4 corti legati in due punti con apertura piccola (per soste prolungate e necessità di stoccaggio risorse).
  5. Ad appoggio – Un minimo di 4 sostegni appoggiati ad un grosso ostacolo o parete preesistente senza alcun legame (ricovero rapido di fortuna).
  6. Copertura – Copertura di tessuto o di altro materiale legato ad almeno 3 sostegni, può essere completata con tessuto spiovente ai lati (adatto a riparare dal sole e/o da piogge leggerissime).
  7. Tenda ampia – 22 sostegni (di cui 6 più lunghi da posizionare intorno all’esagono) legati in 8 punti con apertura media (struttura più complessa, per soste lunghe e/o in presenza di più persone).

Costruire un riparo: utensili e materiale necessario

Come è ovvio più le attrezzature che abbiamo con noi sono professionali/adatte allo scopo, più saremo agevolati nel portare a termine la costruzione. Detto questo è ovvio che in date circostanze occorre arrangiarsi come si può, vediamo perciò che cosa ci può essere utile:

  • Utensili – Coltelli, attrezzi da lavoro, pietre (taglienti, pesanti, ecc.), forbici.
  • Strutture portanti – Legni, pareti naturali, alberi, grandi rocce, pietre ammassate.
  • “Allacciamenti” – Corde, chiodi, picchetti, fili/lacci, stracci, colla, incastri, materiale fuso.
  • Coperture – Foglie, piante, coperte, rami, paratie/lamiere, vestiti, pelli, cartoni.

Consigli e precauzioni

Scegliamo il ricovero più adatta alle condizioni climatiche, ambientali, psicofisiche personali e temporali. In tutte le strutture esposte è importante (se è possibile):

  • Servirsi di materiale resistente, durevole e isolante (testiamolo).
  • Piantare nel terreno i sostegni e legarli saldamente tra loro (testiamoli).
  • Mettere qualcosa che separi dal terreno in modo da non esserne a diretto contatto.
  • Mantenere una piccola feritoia dalla quale poter vedere cosa accade all’esterno.
  • Prevedere un’apertura dalla quale uscire rapidamente senza demolire tutto il riparo.
  • Non usare sostegni/coperture troppo pesanti, in caso di crollo potrebbero esserci letali.
  • Progettare i pesi in modo equilibrato affinchè il ricovero non crolli (anche sotto stimoli).
  • Dislocare dei tiranti (legati a dei picchetti) per mantenere in posizione la copertura.
  • Non sollecitare la costruzione quando si è all’interno/sotto di essa

TRATTO da arcadiaclub

SOPRAVVIVENZA: COME REALIZZARE UN ‘ AMACA

COME REALIZZARE UN AMACA

Per quanto un’amaca possa apparire uno strumento lontano dall’idea di sopravvivenza occorre riconsiderare alcune delle sue peculiarità distintive; questo comodo giaciglio può difatti toglierci d’impiccio in più e più situazioni estreme e non va affatto sottovalutato. Il vantaggio di poter rimanere sospesi in aria risponde alla necessità di dormire o semplicemente riposare in luoghi dove il terreno è accidentato, fangoso, infestato, venefico, umido, acquatico o addirittura assente (es. in montagna contro parete). Sotto questa prospettiva, l’utilità di sopraelevarsi fissati a due soli punti d’appoggio è notevole e apre interessanti prospettive di sopravvivenza.

Cosa serve per costruire un’amaca

Ecco di seguito la materia prima per costruire un’amaca di fortuna:

  • Testate – Due robusti bastoni/tubi rigidi dal diametro di 4-6cm lunghi 1,5m l’uno (magari con una lievissima concavità); se ne troviamo di lunghezza differente ci toccherà riportarli alla medesima lunghezza.
  • Corda – sono necessari 9 pezzi di spago a lunghezza variabile e 2 da 3m (per un totale di circa 100-130m). Per ottenere della corda di fortuna rimandiamo all’apposita spiegazione.
  • Altro – Se non si dispone di sufficiente corda, invece che un’amaca a rete, è possibile metterne insieme una di stoffa (purchè abbastanza resistente/elastica).
  • Utensili – Può tornare molto utile una lama e una pietra ruvida rispettivamente per tagliare e levigare.

Come costruire l’amaca

Messo insieme il materiale necessario passiamo alla fase di costruzione vera e propria:

  • Area di lavoro – Per lavorare agevolmente abbiamo bisogno di uno spazio piano di almeno 6x6m: dovremo distendere ogni parte della nostra amaca a terra in modo ordinato e geometrico onde evitare di aggrovigliare i fili e vanificare ogni sforzo.
  • Le testate – Prendiamo i due bastoni e levighiamoli il più possibile (senza naturalmente minarne la solidità); se di diametro e resistenza sufficiente creiamo delle piccole rientranze ogni 10cm dove incanalare le corde che apporremo in seguito; nel fare questo non assottigliamo i bastoni e pratichiamo l’operazione solo nella parte che rivolgeremo verso il basso (fig.1A); se c’è una concavità nelle due testate va rivolta verso l’alto.
  • Infilare la testata – Prendiamo i 9 fili e pieghiamoli a metà fino ad ottenere delle asole a bocca di lupo, ciascuna delle quali va poi infilata in uno dei due bastoni in corrispondenza delle rientranze (fig.1A); alterniamo prima da un capo poi dall’altro un nodo parlato o un nodo a mezza chiave alle asole a bocca di lupo in modo tale da mantenere equilibrata l’intera struttura (fig.1B).
  • Le corde esterne – Posizioniamo ora le 2 corde da 3m agli estremi della testata curando di lasciare un certo margine dai due capi, non si devono in alcun modo sfilare (fig.1C e 1F in rosso).
  • I tiranti – Prima di elaborare la rete d’appoggio è importante lasciare pendere da ciascun nodo e da ciascuna asola abbastanza corda da poter fare più giri (almeno 2m per lato) attorno ai sostegni (fig.1F); tutte le cordicelle uscenti si intrecciano in una corda più spessa da usare in seguito per legare ampiamente l’amaca ai sostegni.
  • La rete – Dobbiamo annodare come descritto in figura 1E ed 1F il filo e a far raggiungere a ciascun capo della corda il punto simmetricamente opposto dell’altra testata; in sostanza, ad ogni incrocio con il filo opposto, occorre intrecciare lo spago (fig.1E).

L’amaca è pronta per essere posizionata. Se invece vogliamo creare un’amaca di tessuto non ci resta che mettere insieme un lungo rettangolo di stoffa, arrotolarlo intorno alle testate con delle sostanze collose e/o tramite sistemi ad incastro (si veda ad esempio il fissaggio delle sdraio da mare).

Come e dove posizionare l’amaca

Per posizionare correttamente ed in modo stabile un’amaca occorre curare:

  • I sostegni – L’amaca necessita di due robusti sostegni alla stessa altezza che mantengano la tensione delle due estremità equilibrate; per un’amaca di 4m la distanza ideale tra i due sostegni è di 3,5m; i sostegni più consoni sono due alberi robusti, ma possono andare bene anche dei pali, degli edifici, delle rocce o dei veicoli.
  • La posizione – Onde evitare che l’amaca dondoli troppo è importante fissarla in modo tale che il punto d’unione delle corde tocchi il sostegno e non vi sia corda unificata sospesa tra quel punto e il sostegno stesso.
  • Tensione e stabilità – La tensione dell’amaca non deve in alcun modo essere eccessiva o si rischierà di cadere ad ogni minimo movimento. Per aumentare la stabilità ed eliminare il dondolio è possibile legare separatamente oltre che i tiranti principali le corde laterali da 3m ad ulteriori sostegni.
  • L’altezza – La gobba che viene automaticamente a formarsi deve distare da terra un minimo di 25-30cm (calcolando un surplus a seconda dell’alterabilità dei materiali da cui è composta).
  • Il fissaggio – Per legare correttamente l’amaca ai sostegni è utile applicare un nodo parlato o un nodo paletto.

Concludiamo dicendo che la longevità dell’amaca sarà strettamente legata alla resistenza della materia prima (corda in primis), dall’uso, dal proprio peso e dalla fattura (se difatti i rombi che si vengono a formare non sono tutti sottoposti ad una tensione proporzionale alla loro posizione, la struttura finirà con il consumarsi più in fretta del previsto; a rimedio di tale evenienza rimane la possibilità di riparare le eventuali rotture).

(tratto da ArcadiaClub)

SOPRAVVIVENZA: L’ORTICA E’ LA VOSTRA SALVEZZA

Pregi e virtù dell´ortica

Due sono le specie che si trovano nelle nostre zone: Urtica urens, più chiara, dalle foglie più rotondeggianti e meno alta, raggiungendo a pieno sviluppo i 50 cm, e l’Urtica dioica, con foglie più lanceolate, di colore verde scuro e più alta, potendo raggiungere oltre il metro di altezza. La dioica è più diffusa e quindi più usata. Di questi tempi è già alta 30-40 cm ed ha le cime fresche e sane. Non rimane che dotarsi di guanti, buste e coltello e andare a farne provvista. In ogni caso entrambe le specie vanno bene ed hanno proprietà simili.

COMPOSIZIONE

Per quanto la ricerca abbia fatto molti progressi, i farmacisti e i biologi non riescono ancora ad identificare la sterminata quantità di combinazioni chimiche a cui danno vita le piante. Tuttavia molte sono le sostanze identificate per l’ortica. Limitandoci alla piante ed escludendo la radice e il seme abbiamo: i flavonoidi 2%, gli acidi vegetali organici di svariati tipi, minerali e microelementi, vitamine, clorofilla, carotenoidi, amine, leucotrieni, steroidi, glucochinini, proteine, curarine, olio essenziale, alcaloidi, triterpeni. Mettiamo in evidenza solo alcuni aspetti relativi a questi componenti. I flavonoidi proteggono i capillari e riparano le pareti dei vasi sanguigni in caso li lividi, fragilità capillare e ipertensione. In quanto a minerali l’ortica ne contiene diversi: calcio, potassio, silicio, fosforo, ferro, cloruro, sodio, manganese, boro, titanio, rame, nichel, magnesio e tracce di altri minerali. I minerali sono indispensabili per il buon svolgimento dei processi biochimici del nostro organismo. In particolare l’ alto contenuto di ferro favorisce l’emopoiesi, cioè la formazione del sangue, mentre l’alto contenuto di calcio organico é utile negli stati di carenze di questo importante elemento. Fra le vitamine troviamo le seguenti: B1, B2, B6, C, D, K, acido pantotenico, e acido folico. La vitamina D favorisce la formazione delle ossa e una giusta assimilazione del calcio nel cibo e quindi anche del calcio stesso contenuto nella pianta, nel caso in cui sia consumata cruda. Anche per usufruire a pieno della clorofilla, che colora di verde le foglie e che ha azione disintossicante e antibatterica, ideale è il consumo crudo (vedi preparazione). Il carotene, che nell’organismo si trasforma in vitamina A protegge gli occhi, la pelle e le mucose e svolge azione antiossidante. Alto è anche il contenuto di proteine (3,82 grammi su 100), superiore a quello delle piante foraggere e delle piante alimentari.

PROPRIETA’

Secondo Maria Treben, il cui libro, La salute dalla farmacia del Signore, è stato venduto per circa 5 milioni di copie, l’ortica è una delle piante che ha maggiori virtù salutari. E’ medicamentosa in tutte le sue parti, dalla radice allo stelo, dalle foglie fino al fiore e al frutto.
Per uso interno è la migliore depuratrice del sangue, è antianemica, antidiabetica, antitumorale. E’ inoltre d’aiuto nei seguenti disturbi e malattie: eczemi, dolori di testa, malattie renali, del fegato, della bile, dello stomaco, dell’intestino, della milza e dei polmoni, catarri gastrici, ipertrofia della prostata, allergie, malattie virali, stati di esaurimento. Agisce anche sul flusso mestruale, sia riducendolo quando è abbondante, che favorendolo quando è scarso. Insomma agisce beneficamente a tutto campo. Molto usata nelle cure disintossicanti e rinforzanti primaverili, per esempio bevendo per una settimana un litro e mezzo di tisana di ortica al giorno oppure del succo fresco ricavato dalla pianta. Per uso esterno è utile nelle malattie gottose e reumatiche, nella sciatica, nella lombaggine e per rinforzare il cuoi capelluto.

RACCOLTA

L’ortica è una pianta che accompagna l’uomo e cresce dove lui è presente: orna il giardino, fiancheggia i sentieri campestri, si insedia nelle discariche, prolifera nei boschi, si propaga nei luoghi che l’uomo abbandona, come nei campi incolti e attorno alle case e stalle abbandonate, vivendo dell’eredità lasciata dall’uomo. Ama l’umidità e la ricchezza in azoto e in humus. Va raccolta in luoghi sani, lontano dalle strade trafficate. Per la raccolta delle foglie ad uso alimentare, ideale è questo periodo primaverile, quando i germogli sono ancora teneri. Falciandola si hanno degli ottimi ricacci in Settembre o anche prima, a seconda del periodo della falciatura. Le cime più tenere è sempre possibile utilizzarle. Per la raccolta delle foglie a scopi officinali, con l’essiccazione della pianta, il periodo migliore va da Giugno ad Agosto, quando la pianta è fiorita, meglio all’inizio della fioritura. Scelto il periodo giusto, va raccolta preferibilmente al mattino di una giornata soleggiata e non umida, dopo che l’ eventuale rugiada se ne è andata e va messa subito ad essiccare in luogo asciutto, ventilato e riparato dal sole, dopo averne fatto dei fasci non troppo compressi. Dopo circa una settimana l’essiccazione è completata ed è bene raccogliere subito le foglie perché una esposizione troppo lunga farebbe perdere principi attivi alla pianta. Naturalmente chi non ha la possibilità di fare tutto questo, può trovare l’ortica correttamente essiccata sia in farmacia che in erboristeria.

USO E PREPARAZIONE

Per uso alimentare si può usare cruda, scottata e cotta. L’ortica cruda è particolarmente salutare, perché non perde le vitamine Se ne può fare il succo, attraverso un estrattore, si può triturare finemente e schiacciare un poco in modo che perda il potere urticante e aggiungerla ad insalate e minestre pronte, come fosse prezzemolo. Il succo va usato fresco. Cotta è ottima nelle minestre e minestroni di qualsiasi tipo, oppure si può mangiare come gli spinaci, scottata e condita con olio, limone e sale. Se ne può fare anche un’ottima frittata, dopo averla scottata in poca acqua. Un uso frequente, medicinale, è come tisana (infuso).

Infuso da foglie fresche: versare una tazza di acqua bollente su due o tre cime di ortiche e toglierle dopo 4-5 minuti. Le foglie si possono mangiare

Infuso da foglie essiccate: versare una tazza di acqua bollente su 2-4 cucchiaini di piante di ortica, lasciare in infusione per 10 minuti e poi filtrare.

RICETTA SPECIALE

Con l’ortica fresca, di questi tempi si può fare un’ottima crema da spalmare sul pane e per tartine. E’ necessario un piccolo mixer entro cui riporre tutti gli ingredienti: ortiche tagliuzzate, prezzemolo fresco spezzettato, compresi i gambi teneri, olio extravergine di oliva in abbondanza, 2-3 noci, uno spicchio di aglio, mezza mela (questi ultimi tre ingredienti sono facoltativi, a proprio gusto), limone e sale quanto basta. Mixare 2 minuti. Deve uscire una consistenza cremosa. A questo fine se è troppo densa aggiungere olio, se è troppo liquida aggiungere ortiche o prezzemolo. mettere in vasetto e riporre in frigo. Si mantiene bene un paio di settimane e più, ma è preferibile consumarla fresca.

Come piantare e coltivare una pianta di Ananas in casa propria

Tutti conosciamo gli ananas, ma non tutti sappiamo che dall’ananas stesso si può ricavare una pianta di Ananas!

La pianta è tropicale e imponente per la dimensione, molto bella da vedere. Seguire la crescita del frutto al centro è un osservare lento e sorprendente.Ottenere una pianta come quella che vedete in alto è di una semplicità altrettanto sorprendente e vi descriverò come fare. L’unica spesa da sostenere è l’acquisto di un ananas presso un supermercato qualsiasi, nel giro di due anni avrete un ananas nato dalla vostra bellissima pianta tropicale.
L’unica cura è valutare se c’è abbastanza spazio nella vostra casa, crescerà parecchio in larghezza. Ecco come fare:
Tagliare la parte alta dell’ananas avendo cura di lasciare circa un centimetro e mezzo di polpa sotto il ciuffo di foglie.
Mettere la parte superiore in un piatto e versare poca acqua. L’acqua deve coprire solo la metà della polpa.
Posizionare il piatto vicino ad una finestra in modo che sia ben illuminato. Lasciare in questa posizione per tre giorni. Piantare poi in un vaso con della buona terra, avendo cura di interrare solo la polpa. Se nn ci sono germogli visibili non fa nulla, spunteranno in seguito. Non aggiungete troppa acqua, il necessario per bagnare appena la terra attorno alle foglie. In due anni avrete una pianta come quella in basso e probabilmente avrà già il suo piccolo ananas al centro.
Questa è una pianta tropicale, dunque poca acqua, quanto basta a inumidire la terra, mai a saturazione. Il ristagno è letale.
La frequenza di innaffiatura varia a seconda del clima, consiglierei di bagnare quando la terra risulta asciutta. E asciutta non significa secca da settimane, va tenuta sotto controllo, insomma.
Meglio tenerla al coperto, ma in estate può essere portata all’esterno. Specialmente se si  vive, come me, in un paese caldo. Consiglio anche qui un occhio particolare, meglio proteggerla dal sole diretto per tutto il giorno, ponetela in un posto soleggiato solo per metà della giornata.
Tutto qui…il resto lo farà la natura.
Le immagini che seguono mostrano l’ananas che la pianta produrrà.
Laura Buscaino
Thanks to tickledred.com

Acqua, Come e dove trovarla e come potabilizzarla in una situazione di sopravvivenza. Ecco alcune importanti considerazioni

Ai fini della sopravvivenza, l’acqua è un elemento estremamente importante, considerando che il 60% circa del peso di un
individuo è composto d’acqua. Quanto più sale la temperatura esterna e cresce l’impegno fisico, tanto più il corpo ha bisogno d’acqua.
In mancanza di cibo, a condizione però di disporre di acqua a sufficienza, è possibile vivere e muoversi per tempi
relativamente lunghi. La mancanza di acqua, al contrario, provoca una serie di disturbi di crescente entità:

-Una perdita di acqua corrispondente al 5% del peso corporeo provoca nausea e sonnolenza.

-Una perdita del 10% infligge al corpo umano un grave deterioramento delle condizioni psico-fisiche, con vertigini, difficoltà
di parola e grande spossatezza.

-Una perdita del 25% provoca sicura morte alle basse temperature, mentre per giungere alla morte in climi temperati se ne deve
perdere il 20% ed in presenza di clima torrido è sufficiente perderne il 15%.

Assodato il principio che senz’acqua e impossibile vivere, si tenga presente che quando si hanno a disposizione piccole
quantità d’acqua bisogna consumarle con grande parsimonia e mai in un’unica soluzione.

E’ preferibile, infatti, berne poca e spesso, piuttosto che assumerne in quantità eccessiva ed unica, per consentire all’organismo
migliori possibilità di assorbimento e per reintegrare quantità ottimali di liquidi.
Va evitato, inoltre, di bere acqua molto fredda, specie in climi torridi, o, almeno, è bene usare l’accuratezza di trattenerla in
bocca per consentirne un leggero innalzamento della temperatura prima di deglutire.

Una sufficiente depurazione dell’acqua potrà essere ottenuta:

-Con l’ebollizione per alcuni minuti.

-Con pasticche potabilizzanti.

-Con tintura di iodio (3-10 gocce per litro).

-Con pochi grani per litro di permanganato di potassio.

-Per filtrazione attraverso un panno pieno di sabbia.

-Per decantazione quando l’acqua e torbida.

-varrichina o candeggina:16 goccie per litro di acqua

L’acqua piovana è, praticamente, distillata ed è quindi una fonte ottimale di approvvigionamento. E’ quindi opportuno, ogni
volta che se ne presenti l’occasione, cercare di raccoglierne il più possibile, con ogni mezzo. Se si dispone di recipienti
impermeabili il compito è, ovviamente, facilitato, ma anche indumenti di cotone o di lana possono ben servire allo scopo se
esposti alla pioggia e periodicamente strizzati in un recipiente.
In caso di sopravvivenza su un battello di salvataggio si può bere la pioggia che si deposita sul fondo (precedentemente
svuotato dell’acqua marina) oppure, con una spugna o con un indumento di cotone, si può raccogliere l’umidità che si deposita sui galleggianti durante la notte.
Neve e ghiaccio si possono bere se si dispone di combustibile per scioglierli e, in questo caso, è sempre preferibile sciogliere
del ghiaccio perché, a parità di combustibile, si ricava più acqua.

L’acqua dei fiumi è sicuramente potabile e di ottima qualità. In prossimità delle sorgenti, ma anche nelle pianure solcate dai
fiumi, è possibile trovare acqua potabile con scavi di piccola entità da effettuare, qualora si avessero dei dubbi sulla potabilità, all’esterno delle anse formate dal corso d’acqua. Anche dai torrenti e rigagnoli asciutti è possibile ottenere acqua, con piccoli scavi effettuati sempre all’esterno delle anse e nei punti più bassi. L’acqua va comunque (quando la prudenza lo consigli ed i mezzi a disposizione lo consentano) bollita a lungo prima di essere bevuta. In zone tropicali, dove è assai probabile che l’acqua di un fiume contenga germi e batteri di malattie molto pericolose come dissenteria, colera, tifo ed infezioni parassitarie, deve sempre essere bollita a lungo.
Va infine considerato che lo scorrimento stesso dell’acqua, specie in corsi impetuosi, contribuisce, seppur in minima parte, al
purificarsi di questo prezioso liquido.

Nei pressi della costa: in situazione di sopravvivenza è sempre utile e conveniente prendere esempio dal comportamento
animale. L’elefante, ad esempio, indica un interessante metodo per ricavare acqua dalla sabbia, in vicinanza della riva. A circa un metro e mezzo dalla battigia, l’astuto mammifero scava una buca di poche decine di centimetri di profondità che, dopo alcuni minuti, è piena di acqua potabile, risultato della filtrazione compiuta dalla sabbia. Si tenga inoltre presente che l’acqua piovana defluisce verso il mare mescolandosi ad esso ed è quindi possibile, cercando una depressione ad un centinaio di metri dal bagnasciuga e scavandovi una buca, ottenere acqua potabile in abbondanza.

Laghi e stagni: il metodo migliore per purificare le acque dei laghi di dubbia potabilità, acque stagnanti e acque fangose, è
quello di filtrarle più volte con la sabbia, contribuendo così anche ad eliminare il sapore salmastro delle acque di stagni
adiacenti al mare. Anche in questo caso il massimo grado di sicurezza è ottenibile attraverso l’ebollizione.

Boschi: nei boschi, nei quali sono presenti vaste aree umide, è decisamente facile procurarsi, con l’ausilio di distillatori, acqua potabile. Dove sono presenti il salice ed il sambuco, inoltre, basterà effettuare piccoli scavi per ottenere l’acqua.Distillatore: è cosa nota che l’evaporazione venga favoriva dal calore del sole. Questo principio può essere convenientemente sfruttato realizzando un “distillatore” (figura a lato). Si scava una buca con profondità e diametro di circa un metro sulla quale si stende un telo impermeabile. Disposto al centro della buca un recipiente (una lattina, un bicchiere, ecc.), si fissano i bordi del telo con delle pietre e gli si fa assumere una forma concava ponendo al centro un piccolo sasso in corrispondenza del contenitore. In questo modo l’aria imprigionata sotto il telo si satura rapidamente e gocce di vapore condensato si raccolgono sulla parte convessa del telo dal quale cadono poi nel recipiente. E’ così possibile raccogliere circa un litro d’acqua ogni 24 ore.

Volendo, si può agevolare la condensazione ricoprendo il fondo della buca con foglie e rami verdi o bagnandolo con acqua non potabile.
Con questo metodo non è raro catturare anche rettili e piccoli animali che, attratti dall’acqua, si introducono nella buca, non
riuscendo poi a risalirla. Il distillatore può essere utilizzato, sia pure con capacità produttiva dimezzata, anche di notte, poiché
il terreno continua ad avere una temperatura relativamente elevava, mentre il telo si raffredda rapidamente.
Acqua dalle piante: le piante sono formate, per buona parte, di acqua, ed il loro succo, purché non presenti un aspetto
lattiginoso o schiumoso, è generalmente potabile. Alcune piante, come la vite, possono fornire acqua intaccandole nella parte alta ed effettuando una seconda incisione vicino al terreno: poco dopo l’acqua comincerà a gocciolare. Quando non si abbia il tempo o il modo di purificare acqua di dubbia potabilità si può agevolmente ricorrere alle piante acquifere, che consentono di ricavare discrete quantità di liquido. L’acqua può inoltre essere sostituita da frutti ricchi di succo come l’uva, le pesche, le arance, ecc..
Nelle zone tropicali le possibilità di ricavare acqua dalle piante sono estremamente più elevate e per i viticci si potrà fare uso
degli avessi procedimenti sopra esposti, facendo sempre attenzione che il succo non sia lattiginoso. Le canne di bambù
contengono spesso acqua: se agitandole si provoca uno sciacquio sarà sufficiente intaccare lo stelo all’altezza dì ogni nodo per raccogliere il liquido.

Nelle zone desertiche sono le piante grasse in generale, ed i cactus in particolare, ad offrire discrete quantità d’acqua. In
qualunque clima, infine, è bene tenere conto del comportamento degli uccelli e delle tracce degli animali che, frequentemente, conducono all’acqua.

Le 100 cose che spariscono prima in caso di emergenza

In caso di emergenza ci sono determinate cose che vanno letteralmente a ruba nei negozi e quindi finiscono prima di altre. Quindi puoi anche chiamarle “ le cento cose che devi iniziare a mettere da parte” visto che al momento dei un eventuale emergenza potresti anche non riuscire a trovarle.

Anche se per ognuna non te ne serviranno più di due esemplari (devi avere due di tutto). Considera che ognuna di queste cose si presta bene anche per il baratto.

Ecco quindi i 100 articoli più importanti che devi incominciare a mettere da parte per poter sopravvivere in caso di emergenza.

1. Generatori di corrente
2. Filtri per l’acqua / Purificatori
3. WC portatile
4. Legna da ardere stagionata.
5. Lampada ad olio, stoppini, lampade, lanterne
6. Stufa a combustibile da campo
7. Armi, pistole, munizioni, spray al pepe, coltelli, mazze e fionde.
8. Apriscatole manuale,  sbatti uovo a mano, fruste.
9. Miele, Marmellata,  Zucchero bianco e/o di canna
10. Riso, Fagioli, Frumento
11. Olio vegetale (per la cottura)
12. Carbone e fluido incendiabile
13. Recipienti d’acqua
14. Mini stufa a combustibile
15. Macinino a mano
16. Bombole di propano (Urgente: verrà a mancare subito).
17. Manuale di sopravvivenza.
18. Retine per lanterna
19. Cose per neonati: pannolini, unguenti, aspirina, ecc..
20. Bacinelle, spazzoloni, strizzatore (per lavanderia)
21. Fornelli a propano
22. Vitamine, integratori
23. Cilindri di propano portatili
24. Prodotti per l’igiene femminile, per la cura dei capelli e per la pelle.
25. Biancheria intima termica, polipropilene
26. Arco seghe, asce e accette, cunei (anche, olio per legno)
27. Foglio di alluminio Reg. & Heavy
28. Contenitori per benzina (in plastica e metallo)
29. Sacchetti per l’immondizia
30. Carta igienica, fazzoletti di carta, asciugamani di carta
31. Latte in polvere e condensato
32. Semi da giardino (non misti)
33. Spilli da balia, filo, gruccia
34. Kit di riparazione
35. Tonno (in olio)
36. Estintori (o grande scatola di bicarbonato di sodio in ogni camera)
37. Kit di pronto soccorso
38. Batterie
39. Aglio, spezie e aceto
40. Cani di grossa taglia (e cibo per cani in abbondanza)
41. Farina, lievito e sale
42. Fiammiferi
43. Carta da lettere, pastelli, matite, calcolatrici solari
44. Borsa da ghiaccio
45. Stivali da lavoro, cinture, jeans e camicie resistenti
46. Torce, fiammiferi, fiaccole, lanterne
47. Riviste, agenda e album
48. Bidoni per l’immondizia
49. Igiene: Shampoo, Spazzolino, dentifricio, filo interdentale
50. Pentole in ghisa
51. Utensili per la pesca, ami
52. Zampironi, repellente spray antizanzare, pomate
53. Nastro isolante
54. Teloni, paletti, spago, chiodi, corda, picchetti
55. Candele
56. Detersivo (liquido)
57. Zaini, borse Duffel
58. Attrezzi da giardino
59. Forbici, stoffe e utensili cucito
60. Conserve di frutta, verdure, zuppe, stufati, ecc
61. Candeggina
62. Utensili per inscatolare (Vasi, coperchi, cera)
63. Coltelli e strumenti di affilatura: lime, pietre, acciaio
64. Biciclette, Pneumatici, camere d’aria, pompe, catene, ecc
65. Sacchi a pelo e coperte, cuscini, tappetini
66. Allarme da monossido di carbonio (a batteria)
67. Giochi di società, carte, dadi
68. Veleno per topi
69. Trappole per topi, trappole per formiche e richiami per scarafaggi
70. Piatti di carta, ciotole, utensili
71. Salviette per bambini, oli, saponi a secco e antibatterici
72. Equipaggiamento da pioggia, stivali in gomma, ecc
73. tutto per la rasatura
74. Pompe a mano e sifoni (per l’acqua e i carburanti)
75. Salsa di soya, aceto, dadi, sugo, zuppe
76. Manuale per Boy Scout
77. Cioccolato, cacao, aromi
78.  Kit di Sopravvivenza in scatola
79. Indumenti di lana, sciarpe, cuffie / guanti
80. Occhiali da lettura e da sole
81. Kit per isolamento delle finestre
82. Crackers, salatini, biscottini, carne essiccata
83. Popcorn, burro di arachidi, noccioline
84. Calze, Biancheria intima, magliette, ecc (in più)
85. Legname (di tutti i tipi)
86. Carrelli (per i trasporti da e per)
87. Culle e Materassi gonfiabile
88. Guanti: da lavoro, per riscaldarsi, per il giardinaggio, ecc
89. Supporti per lanterna
90. Colla, chiodi, viti, dadi e bulloni
91. Tè
92. Caffè
93. Sigarette
94. Vini, Liquori (per comprare, medicare, ecc,)
95. Paraffina
96. Colla, chiodi, dadi, bulloni, viti, ecc
97. Gomma da masticare, caramelle
98. Atomizzatori (per raffreddare e lavarsi)
99. Cappelli e foulard in cotone
100. Capre, polli, conigli

Che cosa pensi che manca per sopravvivere ?
Cosa pensi sparirà prima tra le cose che nella lista non ci sono?

COME USARE LE GHIANDE DEL BOSCO

 

La ghianda è un frutto commestibile che può essere consumato cotto o crudo allo stesso modo della castagna. Fu consumata dai nostri antenati fin dai tempi immemorabili, malgrado la sua amarezza e il suo effetto astringente dovuti alla quantità importante di tannino contenuta (fino al 10%).
Oltre al suo sgradevole gusto il tannino di quercia inibisce gli enzimi digestivi dell’organismo e produce composti tossici. Fortunatamente questi tannini sono solubili e facilmente eliminabili con la cottura.
Ecco un paté di ghiande saporito e nutriente:

Patè di ghiande
Sbucciare le ghiande. L’operazione può essere facilitata facendole arrostire in forno o in padella. Però se sono mature (non verdi) un altro metodo consiste nello sbattere le ghiande intere in due volumi d’acqua per mezzo di un mixer elettrico che libera la mandorla dalla scorza e permette a quest’ultima di galleggiare in superficie ed alle mandorle spezzate di andare a fondo.
Spezzare più o meno finemente le ghiande sbucciate e metterle a cuocere in un grande volume d’acqua. Togliere le pelli che galleggiano e far cuocere fintanto che l’acqua diviene bruna. Scolare l’acqua e assaggiare una ghianda: se è amara o astringente ripetere l’operazione fintanto che il gusto non sia né amaro o astringente e l’acqua chiara. Per ottenere prima tale effetto è consigliabile cuocere le ghiande spezzate finemente. Per togliere l’acqua, servirsi di un setaccio che tratterrà anche la parte più fine. Allorché ogni traccia di amaro e di astringente è scomparsa, filtrare e mescolare con del lievito alimentare, olio d’oliva, sale, aglio, cipolla, olive spezzettate, farina e, eventualmente uno o due uova. Versare questa miscela spessa in una teglia ben oliata e far cuocere a fuoco medio per una buona mezzora. Lasciar raffreddare prima di servire perché questo paté è più saporito freddo che caldo ed il suo gusto migliora ancora dopo qualche giorno.
La pasta, dopo eliminato il tannino può essere aromatizzata in differenti modi. Le bacche di ginepro sono molto indicate.

I 100 litri d’acqua più facili da ottenere in caso di Emergenza con il WaterBOB

Nel film di sopravvivenza realizzato da Cormac MacCathy “La strada”, subito dopo l’esplosione nucleare (o qualsiasi altra cosa fosse) Viggo Mortenson corre a riempire la vasca da bagno.

Sa bene, infatti che di lì a poco il sistema idrico pubblico andrà in collasso e avere una vasca piena d’acqua è una cosa estremamente importante. Questa è una grande idea da attuare in ogni situazione di emergenza quando c’è un minimo di preavviso.

Una cosa molto interessante da utilizzare è il “WaterBOB” cioè un contenitore di plastica resistente che va collocato nella vasca da bagno e riempito. Rimane nella vasca ed è dotato di un tubo che va sotto al rubinetto così da poterlo riempire.

waterbobwaterbob

Ecco le caratteristiche del WaterBOB:

  1. Può contenere fino a 100 litri
  2. E’ dotato di una pompa sifone per prelevare l’acqua

Vantaggi:

Si può pensare che sia uno spreco di denaro perché basterebbe riempire la vasca anche senza la contenitore interno. La cosa non sarebbe sbagliata, ma tieni conto però di un paio di cose:

1. Pulizia:
Sicuramente non è che  pulisci la vasca ogni giorno, in più la usi per lavarti. Personalmente preferisco tenere la mia acqua potabile in un contenitore di tipo alimentare.

2. Durata
Si spera che questi 100 litri ti durino almeno un paio di settimane (dipende dal numero di persone). L’acqua che risiede nella vasca per diverse settimane, senza neanche poterti prima lavare le mani, diverrà sporca e stagnerà in poco tempo.

3. Perdite
Se anche la tua vasca fosse più pulita del tavolo di un chirurgo, resta il problema delle perdite. E se anche il tuo scarico fosse ben resistente, una minima perdita è comunque assicurata, il che è inaccettabile in una situazione di sopravvivenza. Con il WaterBOB non perderai mai una sola goccia di acqua.

4. L’esaurimento della scorta
Che fare quando la fornitura finisce? Preferirei avere gli ultimi litri d’acqua a disposizione in un contenitore di plastica facile da spostare e travasare piuttosto che disporre di mezzo pollice d’acqua vecchia di tre settimane sul fondo della vasca.

5. Economico:
30 € potrebbero sembrare troppi per un WaterBOB, ma se pensi che  i contenitori per uso alimentare costano intorno ai 40€, oltre ai coperchi che dovrai comprare, e non otterrai che la metà della capienza a disposizione, ti rrenderai conto che 40 Euro sono una spesa più che accettabile.

Purtoppo però in Italia non ho ancora trovato un negozio (online o offline) dove acquistare il WaterBOB. E’ possibile acquistarlo solo in America, magari tramite qualche sito online come quello di Amazion.com che te lo spedisce direttamente a casa in circa 2 settimane.

WaterBoB su Amazon.com

Video: Guarda il video per capire come funziona.

http://www.youtube.com/watch?v=I8Vz19uhcW0&feature=player_embedded

tratto da sopravvivenzatotale

Scroll to top